Il Corriere del Trentino di oggi pubblica una testimonianza del nostro volontario Gianpaolo Rama sul suo impegno tra il Trentino e in Mozambico in questa emergenza.

La pandemia da Coronavirus ha reso ancor più evidente che le vite di tutti i popoli della terra sono interconnesse, e allo stesso tempo ne sta mostrando con cruda evidenza le enormi differenze di possibilità di prevenzione e cura. Mentre i Paesi dell’occidente annaspano nel controllo della diffusione del virus e si affannano a trattare i propri cittadini con l’infezione più grave, i Paesi poveri si limitano a mettere in atto alcune misure di prevenzione (lavarsi frequentemente le mani e isolare le persone con l’influenza), ben sapendo che la loro capacità di attuare il distanziamento sociale e di trattare i malati di covid19 è quasi nulla. In Mozambico ad oggi vi sono dieci casi documentati con tampone, ma nessuno conosce l’effettiva diffusione dell’epidemia data la limitata la capacità diagnostica.

Fin dai primi giorni di marzo, quale referente sanitario, assieme allo staff del CAM, mi sono preoccupato di organizzare le linee guida delle azioni che il CAM dovrà mettere in atto in Mozambico ad ogni fase dell’epidemia. Esse prevedono sia l’acquisto di dispositivi di protezione e materiali per l’igienizzazione e la disinfezione -con aumento di costi imprevisti-, sia le norme da seguire relative alla limitazione della mobilità e, quando diverrà necessario, la sospensione di tutte le attività non ritenute essenziali o di pubblica utilità, che dovranno proseguire anche in piena epidemia. Rientrano tra queste l’assistenza domiciliare che i Cuidados Domiciliarios fanno ai malati gravi, e la raccolta dei rifiuti urbani e speciali ospedalieri.

Il settore sanitario, l’Associazione Mbaticoiane ed i Cuidados Domiciliarios, con la guida del loro coordinatore sig. Elias Lanquene e con il nostro supporto, si sono già messi a disposizione della Direzione Distrettuale Sanitaria per le attività di prevenzione dell’epidemia. Orientati dalla Direzione Sanitaria, stanno percorrendo tutte le zone del Distretto informando la popolazione sulle misure da mettere in atto per la prevenzione dell’epidemia, e su come affrontare e quale comportamento tenere alla comparsa di sintomi suggestivi di infezione. Inoltre gli operatori socio-sanitari del CAM hanno montato un posto fisso di educazione sanitaria e di lavaggio obbligatorio delle mani con acqua e sapone sulle principali vie di accesso alla cittadina di Caia.

Anche la radio comunitaria, creata dal CAM, contribuisce ad informare ed educare la popolazione del distretto.

Mentre accompagnavo regolarmente le comunicazioni del rappresentante locale CAM Paolo Ghisu sulle attività di prevenzione attuate a Beira, così come le comunicazioni di Elias sull’evoluzione delle attività, ero tuttavia afflitto per l’aggravarsi della situazione sanitaria in Italia ed in Trentino. Perciò non ho potuto fare a meno che rispondere prontamente all’invito che l’Azienda Sanitaria mi ha rivolto di rientrare in servizio e dare il mio contributo all’assistenza dei malati di covid19. Sono stato collocato nell’Ambito delle Giudicarie, dove da tre settimane collaboro con i Medici di Medicina Generale ad assistere -sia con un regolare monitoraggio telefonico che con visite a domicilio- i malati con l’infezione. Alcuni assistiti hanno un contagio lieve, ma altri, più gravemente compromessi, necessitano di assistenza più intensa, o di ricovero ospedaliero.

Quello che accomuna tutti i malati ed i loro familiari sono l’isolamento e la necessità di attuare gravose misure di distanziamento fisico e protezione individuale. Non è facile per un medico abituato a dialogare, guardare in faccia, visitare e stringere la mano del paziente, doversi rifugiare dietro occhiali protettivi, maschera chirurgica, cuffia, doppi guanti e camice e riuscire, così bardati ed isolati, a comunicare indicazioni, consigli e la necessaria empatia. Come riuscire a dare sicurezza e un minimo di serenità alle famiglie? L’aspetto che più mi ha colpito ed addolorato di questo dramma è la solitudine nella quale molti anziani, ed anche figli ed assistenti si sono improvvisamente trovati nell’affrontare la malattia e la sofferenza. Sono molti gli anziani che ci stanno lasciando portandosi via un pezzo di memoria storica, di affetto e di saggezza.

Mi sembra il dramma universale che stiamo vivendo ci induca varie riflessioni: tra le quali, innanzitutto, che la sofferenza che stiamo ovunque sperimentando passi invano.

Noi umani siamo fragili ed accomunati dallo stesso destino. Abbiamo potuto ri-scoprire, a caro prezzo, quello che vi è di più essenziale nella vita. Dobbiamo smettere di deturpare la Terra, la Natura l’ambiente e di sfruttare intensamente le sue risorse. Dobbiamo difendere la biodiversità ed i diritti di tutte le specie animali. Dobbiamo difendere i beni comuni, tra cui il Servizio Sanitario pubblico che negli anni è stato fortemente privato di risorse, ma si è dimostrato l’unico capace di equità ed universalità, in grado di proteggere e curare ogni persona nelle situazioni più gravi, promuovendo con ciò la salute di tutti. Che nei prossimi anni, forse un po’ più poveri economicamente, si possa essere imparare ad essere più ricchi umanamente e concretamente accomunati al destino di tutti i nostri fratelli che abitano il pianeta, questa è la mia e la nostra speranza.