30 anni di pace in Mozambico – ricordi e riflessioni 2

30 anni di pace in Mozambico – ricordi e riflessioni 2

Ieri, 4 ottobre, ricorreva il trentesimo anniversario degli accordi di pace in Mozambico, firmati a Roma il 4 ottobre 1992. Ricordiamo l’anniversario con due testimonianze personali Giovanna Luisa e Gianpaolo Rama, due tra i fondatori del CAM, che hanno vissuto da vicino la svolta storica, in Mozambico.

Nell’ottobre 1992 vivevamo e lavoravo a Maputo. Ricordo la pena e l’ansia con la quale la popolazione agognava il raggiungimento di un accordo, dopo 16 anni di dilaniante conflitto, di stragi violente, di sanguinosa guerra fratricida, sostenuta e alimentata da forze straniere. Si seguivano le notizie che provenivano dalla Comunità di S. Egidio a Roma con apprensione e speranza. Nella guerra civile era capitato che il padre si trovasse casualmente da una parte dei contendenti e il figlio o il fratello dall’altra. Molte famiglie avevano perso dei loro congiunti, o non ne avevano più notizie da anni. Gli ultimi anni erano stati di grave siccità, i campi erano aridi o abbandonati per l’insicurezza, tutti gli animali selvaggi annientati, la fame e perfino la sete imperversava. Anche i soldati della Renamo, che perlopiù vivevano saccheggiando villaggi, non avevano più nulla da rubare. Ricordo di aver visto per la prima volta nella mia vita donne e bambini morire di fame e sete.

Nelle settimane antecedenti la firma giungevano dall’Italia vari comunicati contrastanti o meglio, altalenanti tra accordo fatto e accordo non ancora raggiunto, mentre in Mozambico focolai di conflitto armato proseguivano qui e là dimostrando una trattativa e una contesa ancora aperta.

Tale era il desiderio della pace, che allorché la televisione ha mostrato il presidente Joaquim Chissano e il capo della Renamo Alfonso Dlakama firmare, la popolazione ha esultato di autentica felicità e invaso le piazze. Era tale la speranza in un futuro migliore che improvvisamente perfino l’idea di nemico era andata sfumando e, pur senza una profonda azione di verità e giustizia, la popolazione riconciliata, anche nelle regioni dove la Renamo aveva le sue basi, reclutava i suoi soldati, e aveva acquisito un certo consenso.

Solo i combattenti, non ancora disarmati, avevano pretese e ambizioni che facevano intendere che il processo di pacificazione non sarebbe finito con la firma, ma avrebbe richiesto più tempo, prospettando nuovi scontri. Questi si sono effettivamente in seguito avuti ma fortunatamente in zone limitate e di breve durata.

 

Molte delle speranze, nate nel 1992 e poi nel 1994 con le prime Elezioni democratiche, di convivenza e prosperità per il popolo sono state deluse. Oggi il Mozambico ha un’economia di mercato, e, pur ricco di enormi risorse naturali – delle quali pochi si avvantaggiano- , vede un contrasto impressionante tra ricchi e poveri – la maggior parte della popolazione-, una corruzione dilagante, una guerra al nord del Paese, ove vi sono giacimenti di gas naturale, minerali e pietre preziose.

Lo stato fatica a sostenere le opere pubbliche necessarie, la sanità, la scuola, entrambe con seri problemi di qualità dei servizi offerti, solo in parte attenuati dallo sforzo della cooperazione internazionale”

Tale era il desiderio della pace, che allorché la televisione ha mostrato il presidente Joaquim Chissano e il capo della Renamo Alfonso Dlakama firmare, la popolazione ha esultato di autentica felicità e invaso le piazze.

Era tale la speranza in un futuro migliore che improvvisamente perfino l’idea di nemico era andata sfumando e, pur senza una profonda azione di verità e giustizia, la popolazione riconciliata.

La storia dell’accordo di pace – qui riassunta nell’apposita pagina di  Wikipedia – è raccontata estesamente, con interviste e testimonianze, nel documentario Mozambique Paths of Peace, del 2012, potete contattarci se desiderate una copia del DVD.

30 anni di pace in Mozambico – ricordi e riflessioni 1

30 anni di pace in Mozambico – ricordi e riflessioni 1

Oggi, 4 ottobre, ricorre il trentesimo anniversario degli accordi di pace in Mozambico, firmati a Roma il 4 ottobre 1992. Ricordiamo l’anniversario con due testimonianze personali Giovanna Luisa e Gianpaolo Rama, due tra i fondatori del CAM, che hanno vissuto da vicino la svolta storica, in Mozambico.

“Quando due elefanti lottano è l’erba che soffre”

(Proverbio africano)

1982: era la prima volta che ci trovavamo così lontani da casa, ospiti di un Paese da poco uscito da un conflitto che l’aveva portato, stremato, all’indipendenza dal colonialismo portoghese (1975). La ricostruzione veniva assunta dai vincitori, i mozambicani del partito del Frelimo, di ispirazione marxista, osteggiati ben presto dai mozambicani dalla Renamo, l’esercito filo occidentale di resistenza. Armati da potenze straniere, che aspiravano ad aumentare le reciproche zone di influenza, o almeno a mantenere quelle che già si erano conquistate, i due schieramenti combatterono una guerra fratricida che durò oltre 16 anni e si sarebbe conclusa il 4 ottobre 1992, con un Accordo di Pace siglato a Roma, presso la sede della Comunità di S. Egidio.

Restammo in Mozambico oltre due anni, accompagnando il declino a cui la guerra sottomise uomini, donne e bambini, lentamente privati di ogni diritto, pur essendosi liberati della schiavitù degli antichi coloni.

Il Cuamm, (Medici con l’Africa) aveva destinato Paolo al lavoro ospedaliero nel distretto che gravitava intorno a Luabo, in Zambezia. Terra di fiorente coltivazione della canna da zucchero in epoca coloniale, a quel tempo si avviava inesorabilmente alla decadenza.

Al nostro arrivo, nel 1982, nei negozi della cittadina, gestiti da mercanti indiani, erano ancora disponibili derrate alimentari, stoffe, oggetti di uso comune, distribuiti alla gente che accorreva grazie ad un passa parola e si accodava in lunghe file in attesa del proprio turno. Vi trovavano pesce, latte, legumi, zucchero, anche pane qualche volta. Poi sempre meno. All’asilo dove lavoravo i bambini venivano soprattutto perché avevano un pasto garantito, ma nei due anni della mia permanenza ho visto dapprima servire riso e fagioli o verdure, carne o pesce, una volta alla settimana almeno, poi tè con i biscotti, ed infine soltanto più tè.

A fine guerra, occorre ricostruire non solo l’ambiente devastato, non solo i servizi essenziali, occorre ricostruire se stessi, ritrovare qualcosa in cui credere, qualcuno con cui camminare

Nel 1984, lo spettro della fame si aggirava tra le case della popolazione. La città più vicina, dove trovare rifornimenti, era ad almeno 6 ore di auto, ma con il passare del tempo, non per colpa delle piogge, la strada divenne impraticabile. La strategia adottata dalla Renamo era quella di isolare i luoghi abitati. Lungo le strade di collegamento c’erano continui attacchi. Non si poterono più evacuare nemmeno i malati. L’unico aereo di collegamento serviva i mercanti e le loro merci. Trovare posto per un malato richiedeva instancabili negoziazioni, a volte discussioni accese.

Nel 1984 eravamo tornati a casa, in Italia, da due mesi, quando venimmo a sapere che la cittadina era stata invasa dalle truppe antigovernative. Un anno dopo le stesse truppe l’avevano messa a ferro e fuoco, distruggendola e rapendo chi non era riuscito a fuggire. Rapirono anche gli amici frati, cappuccini di Bari, missionari che tante volte ci avevano fatto sentire la differenza tra stare “per” e stare “con” la gente, in mezzo alla quale eravamo tutti andati a vivere.

Tornammo in Mozambico dieci anni dopo, nel 1992. Ci fermammo a Maputo. La nostra famiglia era cresciuta: eravamo in cinque e la guerra stava per finire. Restammo altri 6 anni. Non occorsero tutti per capire che le guerre finite, in realtà vedono finire i conflitti sulla carta, ma non nella realtà: a fine guerra, per molti anni ancora, chiunque può saltare su una mina inesplosa, esseri umani ed animali, che a volte sono l’unica ricchezza di una famiglia. A fine guerra, occorre ricostruire non solo l’ambiente devastato, non solo i servizi essenziali, occorre ricostruire se stessi, ritrovare qualcosa in cui credere, qualcuno con cui camminare.

Il Mozambico ha trovato tutto ciò? Non lo so: Indubbiamente una lunga pace ha permesso la ricostruzione dell’ambiente, una offerta più diffusa di servizi, una maggiore disponibilità di beni. Ma non ovunque, né per la maggioranza. La corruzione interna, alimentata dagli appetiti delle potenze occidentali, che guardano alle enormi ricchezze del Mozambico (gas naturale, oro, rubini, crostacei, terra, legno carbone,…), crea oggi malcontento e instabilità politica notevoli. Le carenze si vivono in ogni ambito sociale, soprattutto al nord del paese, dove prevalgono povertà ed insicurezza e dove l’assenza dello Stato a fianco della popolazione, permette il sorgere di conflitti da parte di gruppi non sempre identificati, violenti ed armati che minacciano la pace, faticosamente raggiunta, ma forse poco adeguatamente difesa e coltivata.

Giovanna Luisa – 4 ottobre 2022

La storia dell’accordo di pace – qui riassunta nell’apposita pagina di  Wikipedia – è raccontata estesamente, con interviste e testimonianze, nel documentario Mozambique Paths of Peace, del 2012, potete contattarci se desiderate una copia del DVD.

4 ottobre – 20 anni di pace in Mozambico

Bandiera Mozambico

Il 4 ottobre il Mozambico festeggerà 20 anni di pace. L’accordo che pose fine alla guerra civile – un lungo conflitto trascinatosi per oltre 15 anni – venne firmato infatti il 4 ottobre 1992 a Roma e fu reso possibile dall’intenso lavoro diplomatico per il quale operò la Comunità di Sant’Egidio ed il governo italiano.

Sono passati 20 anni e il Paese si è completamente trasformato, grazie ad una pace stabile e duratura. L’amicizia del Trentino con il Mozambico, che ha ormai una lunga storia, ha vissuto durante questi anni l’esperienza intensa e nuova del programma di cooperazione tra comunità che ha visto Caia e il Trentino conoscersi reciprocamente e camminare insieme.

Per questo anche a Trento verrà ricordato l’importante anniversario con una serie di iniziative che si terranno nei giorni 18 e 19 ottobre, e durante le quali sarà ospite una delegazione dal Mozambico con a capo il Ministro degli Esteri. Il programma dettagliato, curato dal Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale – CFSI e dalla Provincia Autonoma di Trento, sarà presto disponibile sul sito www.tcic.eu.