Dopo il ciclone Freddy – azioni a sostegno delle famiglie sfollate

Dopo il ciclone Freddy – azioni a sostegno delle famiglie sfollate

Due mesi fa, il ciclone Freddy colpiva Malawi, Madagascar e diverse zone del Mozambico, compreso il distretto di Caia. Subito dopo l’alluvione, che insieme all’apertura della diga di Cahora Bassa ha causato lo straripamento del fiume Zambeze, migliaia di famiglie di Caia sono state ospitate all’interno di una cinquantina di scuole elementari, perché le loro abitazioni erano distrutte o danneggiate pesantemente.

Il CAM si è da subito attivato, insieme alle autorità locali e ad altre ONG, partecipando alle riunioni distrettuali del COE (Coordinamento delle Emergenze), per cercare di quantificare le famiglie che avevano trovato rifugio nelle scuole ed i loro bisogni primari da soddisfare. Durante questa prima fase, le persone hanno potuto ricevere il trattamento adeguato contro la malaria da parte di diversi operatori sanitari in loco. Come riporta la nostra collaboratrice Emanuela De Vivo, Freddy si è abbattuto sul distretto di Caia quando era da poco terminata la campagna di vaccinazione contro il colera, dunque non c’è stata una conseguente emergenza del virus, cosa che spesso avviene dopo calamità come questa.

Secondo i dati raccolti dal CAM, dalle liste di famiglie sfollate stilate da Protezione Civile Mozambicana e dal Programma di Alimentazione Mondiale sono rimaste escluse dal programma alimentare e dal piano di ricostruzione delle loro abitazioni 2.693 famiglie, ossia 13.465 persone.

Emanuela ed Elias, responsabile del CAM a Caia  e dei progetti in area sanitaria, si sono interessati immediatamente al problema e hanno individuato le seguenti priorità per tutte queste famiglie che non possono tornare alle loro case e hanno bisogno di aiuto alimentare:

  1. la situazione latrine nelle scuole elementari è estremamente precaria. Il CAM si pone come obiettivo la costruzione di circa 10 latrine, per una spesa media di 1.800 euro a latrina. Le latrine sono indispensabili per proteggere la popolazione dal rischio di malattie infettive e virali, come il colera
  2. ogni famiglia ha bisogno di un kit alimentare che copra un mese intero, composto da farina, riso, fagioli, sale, zucchero e olio, per una spesa media di 100 euro a kit.

La situazione è aggravata dal fatto che si temono altre inondazioni e straripamenti del fiume Zambeze, che potrebbero ulteriormente peggiorare le condizioni di vita di tutte queste famiglie.

Ci stiamo attivando nella raccolta fondi per l’emergenza latrine e kit alimentari post ciclone Freddy nel distretto di Caia. Cercheremo di non lasciare indietro nessuno e di estendere il messaggio di aiuto. Nel frattempo, ci stringiamo vicino a tutte queste famiglie in difficoltà e non faremo mancare il nostro sostegno, soprattutto tramite la rete degli assistenti domiciliari.

Nelle immagini sopra, scattate durante la verifica della condizione igienica nelle scuole del distretto, la scuola di Njnzera e le latrine delle scuole Chandimba e Cabral

Contribuisci al sostegno delle famiglie in difficoltà

Le conseguenze del ciclone Freddy sull’economia di Caia, Marromeu e Cheringoma

Le conseguenze del ciclone Freddy sull’economia di Caia, Marromeu e Cheringoma

Andrea Patton, fondatore del progetto di microcredito, commenta le conseguenze del ciclone Freddy che lo scorso marzo ha colpito pesantemente molte zone del Mozambico, con un’analisi sul suo impatto nell’economia dei distretti dove il progetto è attivo.

“Le zone del Mozambico maggiormente colpite dalla violenza del ciclone sono state le Provincie di Sofala e Zambezia, dove le piogge torrenziali ed i forti venti hanno causato vittime e danni ingenti alle già precarie costruzioni ed alle coltivazioni. Le autorità competenti si sono viste costrette, inoltre, a scaricare parzialmente l’enorme bacino idroelettrico di Cahora Bassa con il conseguente innalzamento del fiume Zambesi, già a livelli di allerta gialla, e la rottura degli argini a nord di Chemba e lungo tutto il percorso fino alla foce. Le vie di comunicazione, peraltro sempre precarie, sono state interrotte per più giorni e migliaia di ettari di coltivazioni sono stati allagati, con la perdita quasi totale della coltivazione principale, il mais.

I distretti dove opera il CAM nel settore del microcredito, Caia – Marromeu e Cheringoma, hanno risentito pesantemente di questa situazione. In particolar modo Caia e Marromeu hanno sofferto maggiormente, trovandosi adiacenti il fiume Zambesi e con moltissimi campi nelle zone più fertili in prossimità del fiume o dei suoi affluenti. Le comunità di questi distretti, lontane dalle città, vivono soprattutto grazie all’agricoltura e alla pastorizia e di conseguenza le esondazioni hanno privato loro del primo raccolto di mais e causato la perdita di vari capi di bestiame. Non solo. A lato delle coltivazioni principali (mais, sorgo, riso) gli agricoltori coltivano anche il sesamo, definita coltura di “rendimento” poiché destinata totalmente alla commercializzazione. La maggior parte degli agricoltori aveva già trapiantato le piantine di sesamo in pieno campo (operazione che si esegue tra la metà di febbraio e metà di marzo) e pertanto nelle zone allagate anche questa coltivazione è andata perduta. Dopo il venti di marzo stanno cercando di ripiantare nuovamente ma i risultati sono di dubbio esito!

La coltura del sesamo è estremamente importante poiché permette alle famiglie di avere un reddito supplementare che consente loro di poter mandare in primo luogo i loro figli a scuola ma anche di comprare altri prodotti necessari al miglioramento della vita quotidiana. Per capire l’importanza del sesamo basti pensare che annualmente produce introiti nei distretti che sono stimati attorno ai tre milioni di euro.

In questo contesto anche le nostre attività di microcredito si sono venute a trovare in una situazione di precarietà e certamente risentiranno gli effetti del ciclone Freddy. Molti dei nostri beneficiari che avevano ricevuto dei finanziamenti per il settore agricolo sono in difficoltà nel pagamento dei mutui ed anche i commercianti cominciano ad avvertire la stessa problematica. Se gli agricoltori non hanno liquidità per fare acquisti è evidente che anche i piccoli commercianti non vendono i loro prodotti.

Come uffici di microcredito CAM dialoghiamo con i beneficiari in difficoltà e cerchiamo di capire le loro necessità prorogando i piani di ammortamento o ristrutturando il debito in altre forme.

Andrea Patton

Come uffici di microcredito CAM ci siamo mossi immediatamente, dialoghiamo con i beneficiari in difficoltà e cerchiamo di capire le loro necessità prorogando i piani di ammortamento o ristrutturando il debito in altre forme. Nonostante ciò, siamo sempre stati aperti e continuiamo sempre con le nostre erogazioni mensili, senza taglio alcuno e dando fiducia alle persone. Non è la prima volta che il settore del microcredito affronta queste cicliche problematiche e siamo preparati per affrontarle nel miglior modo possibile, coscienti, tuttavia, che qualche perdita la dovremo sopportare anche noi.

Confidiamo che gli agricoltori possano avere un dignitoso secondo raccolto di mais e che si possa recuperare almeno una parte di sesamo che sarà commercializzato verso la fine di giugno, in modo da poter dare un poco di fiato alle economie locali.”

Vedi anche: https://www.trentinomozambico.org/il-ciclone-freddy-colpisce-il-mozambico/
Foto INGC Moçambique

 

Il ciclone Freddy colpisce il Mozambico, allagamenti e danni anche a Caia

Il ciclone Freddy colpisce il Mozambico, allagamenti e danni anche a Caia

Ancora una volta, nella stagione delle piogge, il Mozambico è colpito da cicloni ed eventi estremi che causano sofferenze e danni. Sabato 11 marzo il ciclone Freddy, proveniente dall’Australia, si è abbattuto sul Mozambico, Malawi e Madagascar.Ad essere colpito maggiormente è stato il Malawi, ma anche la provincia di Zambesia in Mozambico ed altre zone del nord del paese. I danni alle abitazioni sono ingenti, così come il bollettino dei morti provvisorio di circa 200 morti in Malawi e 10 in Mozambico (fonte Reliefweb 15 marzo).

La situazione meteorologica al momento è ancora molto instabile, con forti venti e soprattutto costanti piogge ed allagamenti. Il ciclone ha causato la piena dei fiumi Melosa e Chirre, in Malawi, che hanno riversato acqua nel fiume Zambesi del Mozambico, il quale divide la provincia di Sofala dalla provincia di Tete.

La situazione a Caia

A Caia moltissimi quartieri sono allagati. La sede del CAM ha subito danni nella notte tra il 14 ed il 15 marzo, con il crollo del tetto della machessa nel cortile (spazio coperto utilizzato come sala-riunioni). E’ crollato il tetto di una delle strutture all’escolinha Lar dos Sonhos, ci sono altri danni minori ai tetti di altri asili ed i cortili sono ancora allagati.

Moltissime persone di vari quartieri di Caia sono sfollate presso scuole o altri edifici sicuri e le linee elettriche sono interrotte.

Dati ufficiali del Governo del Distretto di Caia indicano 7.585 persone sfollate presso 18 centri di accoglienza, 4 strade interrotte, migliaia di abitazioni danneggiate o interamente distrutte. 3 unità sanitarie, 24 scuole hanno subito pesanti danni.

La prima fase

Emanuela De Vivo, medico operante a Caia dove è impegnata con il nuovo progetto di salute Follow the SUN riferisce:

“per fortuna non ci sono feriti, ma la situazione è difficile, tante persone hanno perso tutto quello che avevano, abitazioni, negozi, attività nelle quali avevano investito.

Ora si contano i danni e si cerca di recuperare ciò che può essere salvato dalle case inondate.

Al CAM stiamo cercando di capire come muoverci per la prima assistenza e poi ci sarà da pensare alla ricostruzione, a cosa dare priorità. Molte scuole dovranno rimanere chiuse ancora a lungo, perché utilizzate come centri di accoglienza per gli sfollati. Elias Lanquene (coordinatore a Caia e responsabile delle attività in area sanitaria) mi ha riferito che molte di quelle scuole erano già carenti di latrine, le situazione ora è sicuramente difficile.”

Eventi estremi e gestione delle emergenze

Come riportato nel bollettino del Governo di Caia, la forte inondazione del distretto non è dovuta solo alle piogge e ai venti, ma anche all’apertura della grande diga di Cahora Bassa, situata a nord, il più grande impianto idroelettrico dell’Africa Meridionale.

 Il ciclone Freddy aveva già colpito Mozambico e Madagascar alla fine di febbraio ed è ritornato in Africa meridionale, seguendo un percorso ad anello raramente osservato dai meteorologi. Freddy sembra pertanto destinato a diventare il ciclone più duraturo mai registrato.

 Negli ultimi anni, tempeste tropicali e cicloni stanno diventando fenomeni sempre più frequenti e distruttivi lungo la costa sud-orientale del continente africano, per effetto del cambiamento climatico.

Il CAM è vicino ai famigliari delle vittime e vuole esprimere la sua solidarietà verso tutte quelle persone che hanno perso la loro casa. Força e coragem.

 

AGGIORNAMENTO 23 MARZO

 Il CAM attraverso il gruppo degli assistenti domiciliari sta fornendo kit di emergenza (alimenti e beni di prima necessità) e sta partecipando al gruppo di coordinamento dell’emergenza a Caia (COE, con le autorità governative, IOM, Unicef e WFP) per restare aggiornati sull’evoluzione della situazione e i bisogni. Alla data di giovedì 23 i centri di accoglienza erano 31 (arrivati a 55 con 51.658 persone e 11.235 famiglie, 1.093 orfani, 814 anziani), numeri che variano frequentemente, poiché i luoghi di ricovero vengono smantellati e creati in base alla situazione delle inondazioni. Il fiume Zambesi è ancora 1 metro sopra il suo livello normale. 

 


 

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 Nella galleria fotografica foto scattate a Caia tra il 13 e il 15 marzo 

Il Mozambico nel Ciclone

Il Mozambico nel Ciclone

Riportiamo di seguito un’intervista di Marianna Malpaga a quattro voci importanti del CAM sul ciclone Eloise, pubblicata sul giornale di Vita Trentina il 04/02/2021.

C’era agitazione, a Beira, prima del 23 gennaio. Le previsioni dicevano che un altro ciclone avrebbe colpito il Mozambico centrale, e così è stato. Puntuale, la notte tra il 22 e il 23 gennaio, il ciclone tropicale Eloise ha sconvolto il Paese. Secondo l’ONU, sono state più di 300 mila le persone coinvolte nel ciclone. Più di 20 mila, invece, gli sfollati, ospitati in 31 centri istituiti sul territorio.

“Anche se è stato meno violento di Idai, il ciclone Eloise ha danneggiato infrastrutture che erano già state messe k.o.”, spiega Helder Domingos, responsabile della gestione dei rifiuti solidi urbani per il Consorzio Associazioni con il Mozambico (Cam), che ha sede a Trento e a Beira. Helder lavora nella sede di Beira e per due giorni, dopo il ciclone, non è riuscito ad andare dal fratello, perché l’acqua davanti alla casa del suo familiare era troppo alta.

Il vento ha raggiunto i 160 km/h, ma sono state le inondazioni il vero problema di Eloise, preceduto, il 30 dicembre, dal ciclone Chalane, di minori dimensioni. L’ufficio del Cam di Beira, che si trova al primo piano, ha subito delle infiltrazioni d’acqua.

“Persino le case più strutturate sono state danneggiate”, spiega Maddalena Parolin, responsabile della comunicazione del Cam di Trento.

Rispetto al marzo del 2019, le persone erano più preparate ad affrontare un ciclone, e avevano preso tanti piccoli accorgimenti che ne hanno attutito l’impatto. “Idai ha portato esperienza – dice Marica Maramieri, rappresentante di Paese del Cam -.

Mentre nel 2019 non si sapeva bene cosa sarebbe successo, in questo caso le persone si sono preparate”.

Le macchine sono state parcheggiate lontano dagli alberi, i tetti fissati con dei sacchi di sabbia alla struttura delle case. Anche la risposta all’emergenza è stata molto più rapida e pronta.

Il Cam ha lanciato una raccolta fondi su Go Fund Me per sostenere il Mozambico, e in particolare le squadre di volontari che aiutano a ripristinare i quartieri. Ci sarà tanto da lavorare sul fronte dei rifiuti solidi urbani. “Le strade sono piene di alberi caduti durante il ciclone – racconta Domingos – ma anche di materiali di costruzione e di coperture di zinco delle case, oltre ai rifiuti accumulati nelle discariche abusive”.

Nonostante la popolazione fosse relativamente preparata, le previsioni meteo, incerte fino all’ultimo, non hanno aiutato. “Dall’Italia controllavamo intensità e traiettoria del ciclone, ma cambiavano continuamente” – spiega Maramieri -.

Inizialmente si prevedeva che avrebbe colpito a sud, poi a nord, poi ancora a sud… E infine ha colpito Beira“.

Il distretto di Buzi è stato quello che ha subito più danni. “Visto dall’alto, era paragonabile al mare aperto”, spiega la rete di organizzazioni “Global Protection Cluster”.

“Ho dei vicini che hanno perso il tetto della casa, oppure l’abitazione stessa”, racconta Sofia Sola, responsabile della comunicazione del Cam a Beira.

“Sono riuscita a mettermi in contatto con l’Italia solo dopo quattro o cinque giorni, per via dei problemi di elettricità e di connessione, che in alcuni quartieri non sono ancora stati risolti”.

Sofia è una studentessa universitaria.

Spera di riprendere presto gli studi, ma teme che ci vorrà ancora tanto tempo. Le lezioni sono sospese per il Covid, che, se all’inizio pareva contenuto, da dicembre ha iniziato a diffondersi, anche a seguito dell’arrivo di turisti dal Sud Africa.

“Quando mi fermo a pensare vedo la conformazione di Beira, una città costruita sul mare – spiega -.

Quando vado in spiaggia, poi, mi rendo conto che piano piano l’acqua la sta risucchiando e mi domando se fra trent’anni la mia città esisterà ancora“. “Una preoccupazione – spiega Maramieri, che traduce dal portoghese all’italiano per noi – che è anche la preoccupazione che il ciclone porta con sé. La paura di morire, perché il ciclone potrebbe anche uccidere. C’è un costante timore per queste catastrofi naturali, che portano con sé conseguenze estremamente gravi”.

Marianna Malpaga

Ciclone Eloise – il CAM all’opera accanto alla comunità di Beira

Ciclone Eloise – il CAM all’opera accanto alla comunità di Beira

Raffiche che hanno raggiunto i 170 km/h e 250 mm di pioggia si sono abbattuti su Beira in poche ore, portati dal ciclone di categoria 3 “Eloise” nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 gennaio 2021. La città, ancora duramente segnata dal ciclone Idai del marzo 2019 (di categoria 4), si è trasformata in un nuovo scenario estremo, con case scoperchiate e quartieri e strade impercorribili, tagli alle linee elettriche e di telecomunicazioni, mentre le vittime dirette, secondo fonti ufficiali, sarebbero sei

 I quartieri informali, dove le case sono perlopiù realizzate con coperture di zinco, e i campi che ospitano gli sfollati del ciclone 2019 sono quelli che hanno sofferto di più, in molti casi già provati dal passaggio, meno di un mese fa, della tempesta tropicale “Chalane” (30 dicembre 2020).  

I campi in ampie zone del Mozambico centrale – tra cui quelle più fertili del distretto di Caia vicine al fiume Zambesi – sono allagati e questo in un periodo in cui la stagione delle piogge non è ancora al termine, il che significa che le coltivazioni potranno subire ulteriori danni.  

Sono stati nuovamente danneggiati anche gli uffici della sede del CAM a Beira, invasi dall’acqua. Helder Domingos, che a Beira coordina il lavoro del CAM nell’area della gestione rifiuti solidi urbani ci racconta “E’ stato difficile per tutti rivivere la paura delle terribili giornate e notti di Idai. Questa volta il vento non è stato così forte, ma la pioggia ha fatto parecchi danni. Sono entrato in contatto con tutto lo staff, stanno bene, ma tre di loro hanno perso la casa e quasi tutti hanno subito danni. Il figlio del guardiano Lazaro è ferito alla testa. Siamo ancora senza collegamento internet e anche la rete telefonica funziona male”.

 Dopo aver colpito Beira, il ciclone si è spostato nell’entroterra, verso lo Zimbabwe e il Sud Africa, venendo riclassificato in “tempesta tropicale”. 

Ora la città è impegnata con la conta dei danni, il ripristino delle funzioni più urgenti e per scongiurare il pericolo che accompagna sempre queste inondazioni: le epidemie di colera causate dai ristagni delle acqua reflue in zone molto affollate e prive di sistemi fognari. Il CAM si è subito attivato a fianco del Municipio di Beira per i primi interventi di emergenza, collaborando per attivare la comunità nella pulizia dai detriti e il ripristino delle strade e degli edifici pubblici, con il supporto anche di Progettomondo all’interno della partnership del progetto Limpamoz, attivo nell’ambito dei rifiuti solidi urbani.

 A complicare la situazione ed a preoccupare gli abitanti e le istituzioni di Beira è inoltre il forte aumento, nell’ultimo mese, dei casi di covid-19, che in tutti questi mesi di pandemia erano stati tutto sommato limitati nel paese e più concentrati nell’area di Maputo.

La città di Beira, per le caratteristiche della sua fragile geografia costiera, continua a subire gli effetti di eventi naturali estremi, sempre più frequenti. Purtroppo si conferma come siano sempre i più vulnerabili a pagare il prezzo più caro di questi eventi, rispetto ai quali la comunità scientifica concorda che siano resi più intensi e ricorrenti a causa dei cambiamenti climatici.

 Il CAM è già all’opera a fianco del Municipio di Beira per i primi interventi di emergenza, ancora una volta accanto alle istituzioni e alla comunità di Beira.

Contribuisci anche tu attraverso la raccolta fondi attivata per questa nuova emergenza e per la fase di ricostruzione.

 ABBIAMO APERTO UNA RACCOLTA FONDI TRAMITE GOFUNDME – potete anche sostenerci direttamente attraverso un bonifico (IT53 M08304 01850 000050302139) o un pagamento online via Paypal.

Alcuni link internazionali per una rassegna stampa sull’evento.
 Reliefweb.int
BBC.com
Al Jazeera.com
Sant’Egidio.org
Greenreport.it

Il reportage da Beira di The Guardian da noi tradotto in italiano riflette sulla fragilità dei paesi più poveri, e del Mozambico in particolare, di fronte ai #cambiamenticlimatici.

Vai al Dossier Idai, dove abbiamo raccolto la cronaca, gli impegni del CAM nell’emergenza e nel lavoro di ricostruzione.