MUDAR: il terzo anno di progetto inizia nel pieno delle attività

MUDAR: il terzo anno di progetto inizia nel pieno delle attività

Anche il secondo anno del progetto Mudar, programma di azione tra Trento e Beira per promuovere lo sviluppo urbano integrato e rafforzare il governo locale, è giunto al termine ed è tempo di bilanci.

Una delle cose che più ha caratterizzato questi ultimi mesi di lavoro è stato il completamento del Descriptive Report relativo all’intervento di riqualificazione del quartiere di Macuti Miquejo: si tratta di uno dei documenti più importanti del progetto MUDAR, poiché racchiude il processo che ha portato l’Università di Trento, responsabile dell’azione, a disegnare un progetto preliminare che rispondesse alle esigenze e ai vincoli della popolazione, attraverso un processo partecipativo multi-stakeholder. Il Comune di Beira, che ha orientato la stesura del progetto, è responsabile della sua esecutività.

È il culmine di un processo lungo e importante iniziato con un’ampia raccolta dati sull’area di Macuti e sul suo funzionamento amministrativo che ha permesso di delineare un ordine di priorità e di portare alla definizione di un progetto a scala di quartiere. Sono state così affrontate questioni cruciali per il miglioramento dell’insediamento spontaneo, come la limitata mobilità al suo interno, gli allagamenti a cui è soggetto, la mancanza di spazi verdi e pubblici e l’assenza di raccolta dei rifiuti.

Gli interventi proposti nel Progetto Pilota occupano una posizione strategica a Macuti e si ritiene che possano affrontare più criticità contemporaneamente. Sono inoltre destinati a costituire un modello replicabile all’interno del quartiere stesso, secondo le priorità indicate nel progetto preliminare, o forse nell’intera Beira. Ciò è possibile grazie alle loro caratteristiche di riproducibilità facile ed economica. Inoltre, costituiscono un terreno di formazione per l’amministrazione locale, non solo nella fase di progettazione degli interventi, ma anche nella loro attuazione e manutenzione.

Il Descriptive Report è stato presentato e formalmente consegnato al Municipio di Beira dal professor Zolezzi, focal point di MUDAR per l’UNITN, l’11 aprile scorso presso il Comune di Beira alla presenza del Sindaco Albano Antonio Carige, delle principali autorità municipali, tra cui gli assessori alla Gestione Urbana, all’Edilizia e Costruzioni, all’Agricoltura e Ambiente, il direttore del Servizio Autonomo di sanificazione (SASB) e dei partner di progetto. L’esperienza di Macuti e il Descriptive report sono stati presentati anche alle conferenze internazionali di Genova “Resilient Territories and New Challenges Conference” (18-20 aprile 2024) e di Lisbona “International Association for Hydro-Environment Engineering and Research” (4-7 giugno 2024).

Un altro importante avvenimento nel mese di aprile è stata la Summer School, svoltasi in Trentino, alla quale hanno partecipato il Sindaco di Beira insieme a 7 rappresentanti comunali e due responsabili della formazione di IFAPA. Tra incontri, scambi e confronti, è stata un’occasione molto importante per far conoscere ai partner mozambicani le realtà trentine, in una dinamica di dialogo orizzontale che ha rafforzato i rapporti e l’amicizia tra le città di Trento e Beira. La summer school ha fatto parte del processo di formazione che MUDAR prevede per rafforzare le capacità gestionali, tecniche e amministrative del comune di Beira. Questo secondo anno di progetto non poteva concludersi meglio.

Se molto è stato fatto, molto deve ancora avvenire, e lo staff di MUDAR guarda al terzo anno con impegno e determinazione: dopo due anni di lavoro con la comunità, le associazioni di quartiere e i tecnici di progetto, inizieranno infatti i tanto attesi lavori di riqualificazione del quartiere di Macuti. Ma non solo: si proseguirà con i cicli di formazione somministrati dal CCI a IFAPA e da IFAPA al Municipio. Inoltre, verrà organizzata una seconda study visit tra autorità locali mozambicane e una delegazione della PAT si recherà in visita a Beira. Grazie alla collaborazione con Informatici Senza Frontiere, si darà avvio alla progettazione di una soluzione digitale che permetterà di migliorare i servizi del Comune rivolti alla popolazione in materia di gestione dei rifiuti.

Insomma, non ci sarà il tempo per rilassarsi! La consapevolezza è che, grazie a questo grande team di progetto, nonostante le difficoltà e gli imprevisti, si raggiungeranno risultati di alto livello.

 

Questo articolo è tratto dalla newsletter semestrale del progetto Mudar, pubblicata in italiano, inglese e portoghese.
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Video Intervista al Sindaco di Beira, Albano Carige António
Il sindaco di Beira Albano Carige António parla del progetto MUDAR e delle dinamiche di sviluppo urbano della città. 

Il viaggio di Davide a Beira: tra modelli ingegneristici e un mondo nuovo

Il viaggio di Davide a Beira: tra modelli ingegneristici e un mondo nuovo

Da una ricerca sull’ingegneria ambientale, Davide Framba, ha ottenuto informazioni sulle inondazioni e i loro fattori scatenanti, ma è anche stato accolto da una comunità diversa da quella a cui era abituato. Con uno stile di vita e dei ritmi nuovi, ha scoperto una crescita personale che porterà sempre con sè.

La sua testimonianza, al rientro dal Mozambico:

Nella primavera del 2024, per tre mesi, sono stato ospitato dal CAM a Beira per
raccogliere dati e informazioni necessarie per la mia tesi di laurea magistrale in ingegneria
ambientale. L’obiettivo era studiare le inondazioni che affliggono la città, focalizzandomi
sul quartiere informale di Macuti. La mia tesi mira a descrivere questi eventi, identificare gli
scenari più pericolosi e proporre soluzioni teoriche per limitare i danni, che, a causa dei
cambiamenti climatici, sono destinati ad aumentare se non si interviene.

Per questo, ho utilizzato HEC-RAS, un software di modellazione idraulica che simula in 2Dle inondazioni urbane, analizzando il flusso delle acque a seguito di precipitazioni intense
e prevedendo le aree più a rischio di allagamento. La mia permanenza in Mozambico mi
ha permesso di confrontarmi con stakeholders locali, intervistare ingegneri riguardo al
sistema di drenaggio della città e ottenere facilmente dati storici come quelli sulle
precipitazioni, i livelli d’acqua in alcuni punti del sistema di drenaggio e l’uso del suolo.

Le sedi di Trento e Beira mi hanno dato un supporto eccezionale per facilitare al massimo
la mia esperienza, offrendo aiuto nell’organizzazione del viaggio e, una volta in
Mozambico, fornendomi alloggio, spazio in ufficio e collaboratori pronti ad aiutarmi sia nel
lavoro che negli aspetti extra-lavorativi. Questa collaborazione triangolare è stata vincente
sotto ogni aspetto: burocratico, sociale, fisico e morale.

I colleghi della sede di Beira, anche quelli con cui non avevo un collegamento diretto, mi
hanno accolto calorosamente e introdotto alla loro vita quotidiana, facendomi scoprire
esperienze locali significative e aiutandomi a immergermi in un contesto molto diverso da
quello a cui ero abituato. Mi hanno insegnato le abitudini locali, rompendo dolcemente
ogni barriera sociale.

I colleghi della sede di Beira, anche quelli con cui non avevo un collegamento diretto, mi
hanno accolto calorosamente e introdotto alla loro vita quotidiana, facendomi scoprire
esperienze locali significative e aiutandomi a immergermi in un contesto molto diverso da
quello a cui ero abituato. Mi hanno insegnato le abitudini locali, rompendo dolcemente
ogni barriera sociale.

Per quanto mi riguarda, il periodo vissuto in Mozambico è stato fondamentale sia per il
corretto svolgimento della mia tesi, sia per la mia crescita personale e umana. Sarò
sempre grato per questa opportunità di crescita personale e professionale, e porterò con
me l’esperienza di una collaborazione sana e serena, con il desiderio di restituire ciò che
ho ricevuto nel mio futuro lavoro.

Davide Framba

Il ricordo di Giorgia Depaoli in uno spazio a lei dedicato e nelle azioni delle donne di Caia

Il ricordo di Giorgia Depaoli in uno spazio a lei dedicato e nelle azioni delle donne di Caia

Giovedì 20 giugno 2024 a Caia, in Mozambico, è stata inaugurata la Sala Giorgia, uno spazio per i diritti delle donne sorto per ricordare Giorgia Depaoli e per rilanciare il suo impegno. Giorgia, cooperante ed esperta in tematiche di genere, lavorava per le Nazioni Unite ed in passato era stata collaboratrice del CAM.

Il Consorzio Associazioni con il Mozambico insieme ai famigliari e gli amici di Giorgia hanno scelto di portare avanti nel suo ricordo l’impegno che l’ha vista appassionata e attiva per tutta la vita, fino alla sua scomparsa esattamente due anni fa, quello della difesa dei diritti delle donne, dell’empowerment, delle pari opportunità per tutte e tutti.

Il gruppo di donne che ora opera presso la Sala Giorgia è stato fondato proprio da Giorgia stessa, tra il 2017 e il 2018, quando aveva organizzato la formazione del nucleo di attiviste che ora hanno ampliato il gruppo, dal nome “GMPIS – Grupo Mães de Partilha de Ideias de Sofala – Caia” associazione di “donne che condividono idee”.

La partecipata cerimonia, con taglio del nastro, discorsi, consegna delle biciclette che serviranno per le attività nei villaggi, ha visto riunite le attiviste del gruppo GMPIS, autorità locali, staff del CAMM e persone della comunità.

Scarica il report con le foto e il resoconto della cerimonia e delle altre attività svolte nei primi sei mesi del 2024

E’ possibile sostenere il progetto con donazioni al CAM (IBAN IT82B0501811700000017203647) e la causale “ricordando Giorgia”.

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Leggi anche:

L’unione fa la forza – Kubverana ndi mphanvu

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Un grazie alla giornalista Monica Gabrielli, che ci ha dedicato un ampio articolo pubblicato sul notiziario “Castello-Molina informa”, per presentare il CAM, il progetto Escolinhas a Caia, le esperienze di volontariato di Elisabetta Cavada e la partecipata serata organizzata a marzo a Castello di Fiemme.

Ringraziamo inoltre Elisabetta e tutte le sostenitrici e i sostenitori della Valle di Fiemme, che stanno “adottando le escolinhas”. Un supporto prezioso e importante per il mantenimento del programma di educazione prescolare!

 

Scarica il pdf

Escolinhas 2022-2023: due anni di impegno e cambiamenti

Escolinhas 2022-2023: due anni di impegno e cambiamenti

È finalmente arrivato il nuovo report escolinhas, dove raccontiamo tutti gli aggiornamenti sul progetto, con tante foto, testimonianze e dati!

Il report è riferito a due annualità – 2022 e 2023 – infatti a causa del momento impegnativo per il progetto stesso, narrato nel report, l’anno scorso non abbiamo potuto realizzarlo e condividerlo. Siamo quindi molto contenti ora di poterlo condividere e raccontare tutto l’intenso lavoro che stiamo facendo!

Un grazie speciale ai sostenitori e alle volontarie che hanno contribuito alla scrittura dei testi, alle testimonianze, alle immagini.

 

La tesi di Arianna a Caia: i progetti di sviluppo umano e la loro partecipazione dal basso

La tesi di Arianna a Caia: i progetti di sviluppo umano e la loro partecipazione dal basso

Il ruolo delle comunità locali come protagonisti del loro processo di sviluppo:  nella ricerca sul campo di Arianna Geminiani, che ha approfondito i progetti escolinhas e salute comunitaria, emerge l’importanza della local ownership per garantire la sostenibilità dei progetti.

Da settembre a dicembre 2023, sono stata in Mozambico con il CAM e nello specifico presso la sede di Caia come tesista. Il mio obiettivo era quello di svolgere un periodo di ricerca empirica sul campo, per portare avanti il mio progetto di tesi magistrale. Infatti, il 21 marzo 2024 mi sono poi laureata presso l’Università di Bologna-Alma Mater Studiorum in “International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage”, con una tesi che ruota attorno ai temi della sostenibilità di lungo termine e la cosiddetta “local ownership” dei progetti di sviluppo, cercando di capire che tipo di legame potesse esistere tra questi due concetti. Per fare ciò, ho svolto un’analisi dei progetti implementati dal CAM legati alle escolinhas e alla promozione della salute comunitaria, tra cui il progetto Follow the SUn.

Mettendo al centro il ruolo delle comunità locali come protagonisti del loro processo di sviluppo, ho cercato attraverso interviste individuali e focus group con vari stakeholders locali di capire quale fosse il livello di coinvolgimento, motivazione e partecipazione che veniva percepito da essi in relazione al progetto. L’empowerment e la partecipazione, in una logica di sviluppo che parte dal basso, sono infatti elementi fondamentali per dare a un progetto la capacità di essere sostenibile nel tempo, perché permettono alle comunità di acquisire un ruolo attivo nella gestione del progetto, consentendo così l’eventuale prosecuzione dell’impatto anche in una prospettiva futura.

Infatti, il concetto di sostenibilità nella logica della gestione del ciclo di progetto acquisisce anche una dimensione temporale legata alla capacità di un progetto di dare continuità nel futuro ai benefici netti di un intervento di cooperazione. Questa dimensione diventa qualcosa che va coltivato per far sì che si rafforzi la collettività come motore propositivo di processi di trasformazione. E come è possibile pensare che questo avvenga, se le comunità non si sentono coinvolte e non acquisiscono quella consapevolezza che fa sentire il progetto come qualcosa di “proprio”?

Con questa e altre domande in mente, ho quindi intervistato un totale di quasi 100 persone, tra pais encarregados, educatori delle escolinhas, attivisti CDI e membri del direttivo dell’associazione Mbaticoyane. È stato sorprendente vedere come i partecipanti fossero felici di poter dare la loro opinione ed esprimere i loro pensieri riguardo ai progetti. Ogni intervista o focus group era poi accompagnato da un questionario individuale che è servito per raccogliere i dati socio-demografici dei partecipanti.

In generale, i risultati presentano un buon grado di coinvolgimento da parte degli attori locali vicini al progetto, sia per le escolinhas sia per la salute comunitaria. Un esempio tangibile di “local ownership” è dato dalla costituzione di Mbaticoyane come organizzazione locale, autonoma e formalmente riconosciuta a livello nazionale perché questo è un segno di come l’importanza di tutelare la salute e sensibilizzare contro l’HIV, la tubercolosi e altre malattie trasmissibili (purtroppo ancora molto diffuse) sia stata interiorizzata localmente.

È emerso quanto sia fondamentale che la partecipazione delle comunità avvenga in ogni fase del progetto, dall’identificazione dei bisogni e delle potenzialità all’implementazione e oltre, perché questo approccio partecipativo permette di avere dei progetti che rispecchiano i bisogni del luogo. 

 

Allo stesso tempo, dall’analisi condotta sulla base di alcuni documenti nazionali come i Piani Strategici per l’educazione e la salute emergono alcuni limiti strutturali che mettono a rischio l’idea di una sostenibilità a lungo termine per le escolinhas e per i Cuidados Domiciliarios. Infatti, l’educazione pre-scolare non viene considerata una delle maggiori priorità per il Mozambico, nonostante la popolazione sia molto giovane complessivamente, con una massiccia presenza di bambini con un’età compresa tra i 3 e i 5 anni. La presenza di istituzioni locali scarsamente capaci di farsi potenziale carico dei progetti, quindi, mette a rischio la possibilità di portare avanti le azioni e le attività. Serve dunque sviluppare un progetto tenendo anche conto del framework legale, politico e istituzionale all’interno del quale si va ad agire.

Si è rilevato che che la partecipazione dal basso e la local ownership rappresentano degli elementi cruciali per contribuire a costruire un assetto progettuale sostenibile sul lungo periodo. Questo obiettivo implica un processo di costruzione complesso e che ha bisogno di avere un’ottica multi-livello: di conseguenza risulta importante riuscire a guidare e supportare queste dinamiche per la costruzione di relazioni con le comunità locali che siano equilibrate ed eque.

Questi tre mesi in Mozambico ovviamente non sono stati solamente un’esperienza formativa e professionale, ma anche umana e di crescita personale sul campo. Stando a contatto con lo staff presente a Caia, ho percepito meglio come venga portato avanti il lavoro all’interno di una ONG. Ho potuto poi entrare a contatto con la popolazione di Caia in modo diretto, colmando la mia curiosità verso una cultura tanto lontana quanto affascinante e imparando a vedere le cose e concepire lo scorrere del tempo in maniera diversa. È stato un periodo davvero intenso e ricco di stimoli, di cui sono estremamente grata e che ha rafforzato in me la convinzione di voler continuare su questa strada, cercando di fare la mia parte per supportare i gruppi sociali più vulnerabili. 

 

Arianna Geminiani