da Betina | 10 Gen 2025 | Storie
Traduciamo e pubblichiamo il bellissimo racconto di Evidêncio Machirica, che con l’agenzia Comunika si occupa della comunicazione del CAM a Beira. Nelle sue parole possiamo scoprire come visitare il distretto di Caia e conoscere i progetti del CAM sia un’esperienza emozionante non solo per chi arriva dall’Italia, ma anche per giovani nati e cresciuti in una grande città mozambicana. Un grazie al nostro collega per averci donato la testimonianza e per l’impegno quotidiano a rendere visibili i nostri progetti.
Il lavoro come responsabile della comunicazione e della visibilità per il Consorzio Associazioni con il Mozambico mi porta in luoghi incredibili e mi mette in contatto con storie stimolanti. Qualche mese fa, ho intrapreso un viaggio indimenticabile a Caia, con l’obiettivo di catturare immagini, storie e resoconti per dare vita ai progetti del CAM in quella regione, in particolare al progetto Follow the Sun.
Questo viaggio è stato una serie di “prime volte”: è stato il mio primo viaggio in treno, un’esperienza durata più di 10 ore, che mi ha portato dal trambusto della città di Beira al tranquillo villaggio di Caia. Un piccolo paese con un’atmosfera contagiosa e persone che emanano una cortesia e un’ospitalità uniche. Ben presto mi sono reso conto che, fuori dalla parte urbana della “Vila”, c’era qualcosa di ancora più speciale: comunità con una cultura ricca, tradizionale e resistente che vivono in case di mattoni con tetti di paglia.
La mia missione era chiara, ma ciò che ho visto e vissuto è andato oltre le aspettative. Ho incontrato i veri eroi locali – gli attivisti che portano assistenza medica a domicilio alle persone più svantaggiate. La maggior parte di loro sono adulti con una vitalità e un amore per il prossimo che ci hanno emozionato e commosso. Percorrono chilometri in bicicletta su strade sterrate per garantire che nessuno resti senza assistenza medica a causa della distanza o delle condizioni rurali.
Mentre catturavo le immagini e le storie di queste persone incredibili, ho provato un misto di ammirazione e umiltà.
Ogni fotografia era più di uno scatto: era una testimonianza di dedizione, umanità e speranza. Ogni intervista ha rivelato un impegno silenzioso ma potente per il benessere delle comunità.
Conoscere la Radio Comunitaria di Caia, visitare le scuole CAM e assaggiare il delizioso pesce pende sono state tutte esperienze che hanno reso questo viaggio unico. Ma ciò che mi è rimasto nel cuore è stata la certezza che, attraverso la comunicazione, possiamo ispirare e dare visibilità a chi lavora instancabilmente per costruire un mondo migliore.
Viaggiare per lavoro, soprattutto nelle ONG, non è solo un lavoro, è una chiamata.
Una chiamata a dare voce a storie che meritano di essere ascoltate e a dimostrare che l’impatto si trova nelle piccole azioni quotidiane di persone straordinarie.
Questa è l’essenza del mio lavoro e il motivo per cui amo ciò che faccio.
Evidêncio Machirica
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 20 Dic 2024 | Attività in Trentino, Storie
Un’idea regalo solidale? Sostieni con una donazione uno dei nostri progetti (scopri qui come fare) e contatta info@trentinomozambico.org per realizzare una cartolina personalizzata da donare a chi riceverà il regalo.
E’ quello che hanno fatto i nonni P. e G. che hanno scelto per la loro nipotina un regalo speciale: attraversa tre continenti diffondendo la solidarietà dall’Italia agli Stati Uniti, per arrivare in Mozambico, dove la donazione diventa un sostegno concreto al progetto di educazione prescolare “escolinhas” di Caia.
Thank you Stella and grandparents! 💫
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 5 Dic 2024 | Storie
La testimonianza di Giulia Marras, nuova collaboratrice del CAM in Mozambico, dove supporta lo staff nel coordinamento generale
Ero emozionata per il mio ritorno in Mozambico.
Il primo amore non si scorda mai, e questo paese è stato il mio primo amore verso la sfida, il camminare a piedi scalzi e non temere che si sporchino, il camminare senza ombrello e non temere di bagnarmi.
Avevo già vissuto, infatti, un anno a Maputo, ma nulla avrebbe potuto prepararmi al verde brillante di Caia, che risalta così prepotentemente con la sabbia ocra.
Il mio benvenuto a Caia non è stato dei migliori: settimane senza internet per l’instabilità politica del paese post elezioni e un caldo atroce (42 gradi sono troppi anche per chi ama il sole, soprattutto se non abbinati a un oceano ghiacciato!) ma subito ricordo cosa mi mancasse del Mozambico: non si può iniziare una conversazione, neanche quella più lavorativamente urgente, senza prima chiedersi: “Como està? Tudo bem?”. Il portoghese torna a riempirmi la bocca, e da lì è tutto in discesa: i manghi dolcissimi, la mia adorata matapa e il sole più grande che io abbia mai visto, e che probabilmente mai vedrò, in tutta la mia vita.
Per iniziare a ingranare al lavoro faccio i giri nei punti in cui abbiamo le attività per conoscere un po’ meglio la consistenza della presenza del CAM. Vado al centro di salute, nei punti in cui i nostri attivisti svolgono test dell’HIV; vado in villaggio a tre ore dal centro abitato dove vengono svolte le “Brigate Mobili”: vere e proprie brigate mediche per raggiungere le comunità più remote.
Visito le nostre “Escolinhas”, istituti prescolari dove i bambini dai 3 ai 5 anni possono cantare, giocare, imparare un po’ di portoghese, e mangiare un piatto caldo. Infatti, la cosa che più mi mette in difficoltà, è che il mio portoghese non è sufficiente a comunicare efficacemente con la comunità, perché qui parlano principalmente Sena, la lingua locale, quindi posso solo sperare che i bambini mi leggano occhi e sorriso.
La vita qui passa lenta, le uscite prevedono un giro al mercato quando il sole non cuoce i passanti (magari dal sarto, per farci fare un capo di capulana), o una giocata a biliardo in uno dei pochissimi bar che ci sono qui. E così ho il tempo di ritrovarmi.
Speravo proprio di avere la possibilità di ritrovarmi nello stesso posto in cui mi sono trovata: in Mozambico.
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 23 Ott 2024 | Storie
Le riflessioni di Riccardo Reggidori, studente dell’Università di Trento da poco rientrato da un periodo di ricerca sul campo a Beira.
Un paio di anni fa ad un congresso sulla cooperazione e la geopolitica nel continente africano, sentii per la prima volta parlare del CAM e dei progetti che portava avanti in Mozambico ed a Beira. Fui molto colpito perché a parlarmene era una giovane ricercatrice dell’Università di Trento appena rientrata dalla sua ricerca a Beira. Forse l’entusiasmo della ricercatrice o forse i giochi della vita, dopo quasi due anni tocca a me la medesima “sorte”. E ciò di cui sono felice è che sento di condividere il medesimo entusiasmo che mi aveva colpito quando avevo sentito parlare per la prima volta di Beira.
Beira è una città pacifica e accogliente, come nessuna delle varie città del continente in cui sono già passato. Se penso ad altre megalopoli africane in cui ho vissuto l’immagine che ho, prima facie, è traffico, confusione, rumore. Mentre, se penso a Beira, è pace e tranquillità. Anche se purtroppo, mentre sto scrivendo queste righe, ricevo notizie di disordini da Beira, dalla stessa Beira chi mi ha accolto con la sua profonda pace questa estate.
La ragione della mia presenza a Beira è stata una ricerca, condotta per conto del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, sui modelli di formazione quadri e costruzione/sviluppo di capacità, della loro efficacia e dei relativi metodi di valutazione nell’ambito dei progetti di sviluppo in Africa sub-sahariana, prendendo come caso di studio il progetto MUDAR.
A tale scopo, l’attività su campo si è divisa in tre fasi. La fase iniziale è stata un’osservazione delle formazioni tenute dall’Istituto di Formazione in Amministrazione Pubblica e Autarchica di Beira (IFAPA) e destinate alle cariche politiche ed al personale pubblico del Consiglio Municipale della città di Beira (CMB). Durante la seconda fase ho condotto due serie di interviste semistrutturate. La prima serie è stata sottoposta a tutti i formatori di IFAPA, concentrandosi in particolare sullo studio dell’efficacia dei metodi di formazione E-learning diacronici; mentre la seconda è stata sottoposta ad un campione dei funzionari del CMB (circa il 50% dei partecipanti), con l’obbiettivo di individuare eventuali processi di “rimodulazione” delle formazioni. Infine si è condotta un’osservazione partecipante delle attività di mentoring e pianificazione delle formazioni e delle attività di monitoraggio e valutazione condotte all’interno del CMB.

Quello che più ho apprezzato del mio lavoro di ricerca è stato poter lavorare con molte organizzazioni ed enti, sia mozambicani che italiani. Tra questi desidero ringraziare l’Università degli Studi di Trento, per l’opportunità datami, la Provincia Autonoma di Trento ed il Centro per la Cooperazione Internazionale, per la disponibilità e la collaborazione, l’IFAPA di Beira, per l’accoglienza e la fiducia al mio lavoro, ed il Consiglio Municipale di Beira, per la disponibilità e la volontà di partecipazione. Infine, non per captatio benvolentia, il CAM, che come ente implementatore gioca un ruolo fondamentale e allo stesso tempo difficile, sia per le responsabilità che per i problemi che deve affrontare. E che desidero con massima onestà ringraziare poiché mi ha accolto in modo disinteressato, fornendomi costante ed efficace supporto logistico, e non solo.
Nonostante le difficoltà che ci possano essere, ciò che è fondamentale, a mio parere, è in tutto l’operare umanitario rimanere umani. E io sono contento di vedere in questa organizzazione ancora vera umanità. Umanità nella cena con Giampaolo e Giovanna che mi raccontano degli anni ’90 in Mozambico. Umanità di Marco, il nuovo rappresentate paese, che mi prende in giro per il taglio di capelli fatto al Grande Hotel. Umanità di Julai e Hermenegildo e dei pranzi in loro compagnia nelle baracche di Macuti Miquejo a base di xima, corbina e molho de tomato. Umanità di tutti quei colleghi, di cui non ero collega, ma che mi hanno accolto sempre con grandi sorrisi.
Umanità che deve rimanere fondamento di un’organizzazione e del suo operato e che auguro rimanga, o anzi che si fortifichi. Perché è dall’umanità, da quell’uomo che insieme con altri uomini si educa insieme e si libera insieme, citando Freire, che nasce il vero sapere, e con esso il vero sviluppo umano. Sviluppo il cui fine non può che essere la pace. Pace come presupposto da cui partire, ma anche, allo stesso tempo, come fine verso cui tendere. Perché come disse Andrea Riccardi, uno dei mediatori della pace del 4 ottobre, quando arrivò in Mozambico nel lontano 1986, “la pace è come l’aria, che quando esiste non si nota, ma quando non esiste, si muore ”.

da Alessandro | 22 Ott 2024 | Attività in Trentino, Storie
Martedì 29 ottobre alle 15.45, nella sede del CAM in via dei Mille, proietteremo il documentario dedicato agli accordi di pace di Roma del 1992 “Mozambique paths of peace”.
L’iniziativa, aperta anche ai soci, è organizzata in occasione del corso di lingua portoghese e cultura mozambicana. Seguirà una piccola merenda insieme.
Prenotazione obbligatoria scrivendo a info@trentinomozambico.org.
Chi avesse piacere di vedere io documentario ma non potesse unirsi ci contatti comunque!
da Alessandro | 4 Lug 2024 | Progetti in Mozambico, Storie
Da una ricerca sull’ingegneria ambientale, Davide Framba, ha ottenuto informazioni sulle inondazioni e i loro fattori scatenanti, ma è anche stato accolto da una comunità diversa da quella a cui era abituato. Con uno stile di vita e dei ritmi nuovi, ha scoperto una crescita personale che porterà sempre con sè.
La sua testimonianza, al rientro dal Mozambico:
Nella primavera del 2024, per tre mesi, sono stato ospitato dal CAM a Beira per
raccogliere dati e informazioni necessarie per la mia tesi di laurea magistrale in ingegneria
ambientale. L’obiettivo era studiare le inondazioni che affliggono la città, focalizzandomi
sul quartiere informale di Macuti. La mia tesi mira a descrivere questi eventi, identificare gli
scenari più pericolosi e proporre soluzioni teoriche per limitare i danni, che, a causa dei
cambiamenti climatici, sono destinati ad aumentare se non si interviene.
Per questo, ho utilizzato HEC-RAS, un software di modellazione idraulica che simula in 2Dle inondazioni urbane, analizzando il flusso delle acque a seguito di precipitazioni intense
e prevedendo le aree più a rischio di allagamento. La mia permanenza in Mozambico mi
ha permesso di confrontarmi con stakeholders locali, intervistare ingegneri riguardo al
sistema di drenaggio della città e ottenere facilmente dati storici come quelli sulle
precipitazioni, i livelli d’acqua in alcuni punti del sistema di drenaggio e l’uso del suolo.
Le sedi di Trento e Beira mi hanno dato un supporto eccezionale per facilitare al massimo
la mia esperienza, offrendo aiuto nell’organizzazione del viaggio e, una volta in
Mozambico, fornendomi alloggio, spazio in ufficio e collaboratori pronti ad aiutarmi sia nel
lavoro che negli aspetti extra-lavorativi. Questa collaborazione triangolare è stata vincente
sotto ogni aspetto: burocratico, sociale, fisico e morale.
I colleghi della sede di Beira, anche quelli con cui non avevo un collegamento diretto, mi
hanno accolto calorosamente e introdotto alla loro vita quotidiana, facendomi scoprire
esperienze locali significative e aiutandomi a immergermi in un contesto molto diverso da
quello a cui ero abituato. Mi hanno insegnato le abitudini locali, rompendo dolcemente
ogni barriera sociale.
I colleghi della sede di Beira, anche quelli con cui non avevo un collegamento diretto, mi
hanno accolto calorosamente e introdotto alla loro vita quotidiana, facendomi scoprire
esperienze locali significative e aiutandomi a immergermi in un contesto molto diverso da
quello a cui ero abituato. Mi hanno insegnato le abitudini locali, rompendo dolcemente
ogni barriera sociale.
Per quanto mi riguarda, il periodo vissuto in Mozambico è stato fondamentale sia per il
corretto svolgimento della mia tesi, sia per la mia crescita personale e umana. Sarò
sempre grato per questa opportunità di crescita personale e professionale, e porterò con
me l’esperienza di una collaborazione sana e serena, con il desiderio di restituire ciò che
ho ricevuto nel mio futuro lavoro.
Davide Framba