Nadia

Nadia Parolari si è laureata in Economia e Management delle Amministrazioni pubbliche e delle Istituzioni Internazionali il 26 marzo 2013, discutendo una tesi realizzata anche grazie ad un periodo “sul campo” trascorso a Caia dove, in qualità di stagista, ha approfondito il progetto escolinhas e le possibili prospettive di sostenibilità e legame con le politiche nazionali. Pubblichiamo questo articolo che tratta alcuni temi sviluppati nel suo lavoro di tesi, intitolata “La frammentazione dell’aiuto e i meccanismi di coordinamento delle ONG in Mozambico”.

Il Mozambico è considerato, sin dalla pace del 1992, uno dei “fari” dell’Africa, con sorprendenti tassi di crescita dell’economia, dove però permangono fortissime disuguaglianze e inaccettabili condizioni di vita. In questo contesto, la frammentazione degli interventi di cooperazione rappresenta una sfida addizionale.

La frammentazione in Mozambico
Il Mozambico è infatti uno dei Paesi maggiormente dipendenti dagli aiuti. Negli ultimi venti anni il volume di ODA (Official Development Assistance, ovvero gli aiuti ufficiali) diretti verso questo Paese è considerevolmente aumentato, passando da 900 milioni di dollari negli anni Novanta ad una media di 1,3 miliardi di dollari nel 2005, un volume che corrisponde al 21,93% del PIL nazionale (dati OCSE 2010). Le fonti dell’aiuto sono prevalentemente multilaterali, seguite da quelle bilaterali e da oltre 150 organizzazioni della società civile. Il 71% dell’aiuto totale è detenuto dai dieci maggiori donatori, il che comporta una bassa concentrazione e, dunque, alti indici di frammentazione.
I dieci principali donatori in Mozambico sono: Stati Uniti, Istituzioni UE, IDA (International Development Association, fondo della Banca Mondiale), Germania, Danimarca, Portogallo, Svezia, Paesi Bassi, Fondo Monetario Internazionale e Regno Unito (dati OCSE 2010).
Tra le modalità prevalentemente adottate, al primo posto troviamo l’aiuto per progetto, seguito dal Supporto Generale al Bilancio e dai Programmi Settoriali.

Le criticità dell’aiutoTrain-Station Maputo
La mancanza di coordinamento ed armonizzazione rappresenta sicuramente la maggiore problematicità nel contesto della cooperazione internazionale, anche e soprattutto in Mozambico. Tuttavia, ne sono state riscontrate numerose altre, tra cui:

  • allocazione degli aiuti non efficiente;
  • mancanza di ownership (termine che indica la leadership del Paese beneficiario nei confronti delle politiche di sviluppo e l’azione di coordinamento degli interventi che questo dovrebbe effettuare) e di partecipazione: molti programmi di sviluppo non riflettono in maniera adeguata le priorità del Paese destinatario;
  • eccesso di burocrazia;
  • obiettivi di sviluppo dei vari attori (governativi, profit, non profit) spesso contrastanti;
  • mancanza di orientamento al risultato;
  • finanziamenti insufficienti e poco sostenibili.

Il ruolo delle ONG
Il contributo che le organizzazioni non governative stanno dando allo sviluppo è sempre più rilevante, in termini non solo quantitativi, ma soprattutto di una nuova architettura dell’aiuto che stanno contribuendo a creare e che comporta una serie di implicazioni:

  • le ONG sono chiamate a concentrare i propri sforzi sull’implementazione di progetti e sullo sviluppo di partnerships con le controparti locali;
  • l’efficacia dei progetti e dei programmi costituisce una seria criticità e non può più essere valutata a livello di singolo progetto;
  • l’informazione, il coordinamento e l’armonizzazione stanno divenendo sempre più difficili ma, al contempo, sempre più importanti per uno sviluppo sostenibile.

filaIn conclusione, ritengo che ci si dovrebbe porre l’obiettivo di rendere efficace l’intervento di cooperazione. Per raggiungere questo è necessario anzitutto che il Paese beneficiario individui i settori prioritari in cui è richiesto l’aiuto da parte dei soggetti donatori (singoli Paesi, ONG, istituzioni finanziarie e privati).
Una volte individuati i settori, è necessario costituire una governance decentrata, che sappia relazionare tra loro i vari attori che decidono di intervenire a sostegno dello sviluppo socio-economico di un determinato Paese e che sappia altresì razionalizzare le azioni e le pratiche di sviluppo. Tale meccanismo deve naturalmente essere pensato e diretto secondo principi di trasparenza, democraticità e proporzionalità rispetto alle risorse impiegate. La chiarezza di chi fa che cosa: questa è la prima necessità, a partire dalle tantissime (troppe?) ONG presenti sul territorio.

Estratto dalla testimonianza di Marta Sachy – del coordinamento CAM – contenuta nella tesi
“La mancanza di coordinamento e gli interessi, a volte contrastanti, di alcune ONG – si veda la corsa alle risorse finanziarie che sono sempre più scarse – non aiuta. Soprattutto, un governo che non permette un sistema di monitoring&evaluation serio del lavoro di cooperazione rende ancora più frammentaria e poco seria l’efficacia in generale. […] Raramente c’è un’interpretazione condivisa dei contenuti e dei risultati da ottenere, nonché della metodologia da utilizzare.  […] In questo momento è indispensabile un’articolazione sempre più forte delle ONG, soprattutto con il governo e il settore privato, cercando di costruire strategie comuni. Forum, riunioni e results tracking sono indispensabili.”