paesaggio del distretto di Caia nei pressi di BuezaIntervista al professor Corrado Diamantini e ad Isacco Rama del DICAM-Università degli Studi di Trento che hanno coordinato il gruppo di lavoro trentino impegnato nella stesura del Piano Distrettuale di Uso della Terra.

Come nasce il Plano de Uso da Terra del Distretto di Caia?

Il Plano de Uso da Terra è uno strumento di gestione del territorio previsto dalla Lei do Ordenamento do Território del 2007, la quale a sua volta dà seguito alla istituzione dei Distretti prevista dalla legge sul decentramento amministrativo del 2003. Bisogna però attendere il regolamento attuativo della legge e la redazione del Guião metodológico para a elaboração de planos distritais de uso da terra perché partano le prime esperienze di pianificazione distrettuale. In genere si tratta di piani redatti “a tavolino” da società di consulenza con sede a Maputo, con scarse interazioni con i contesti locali. Il piano distrettuale di Caia per certi versi ha capovolto questa situazione.

 In che modo?

Qui bisogna tornare indietro di qualche anno, ossia al lavoro di redazione dei due piani urbanistici di Caia e di Sena, le due città del distretto. Sono piani costruiti facendo leva sulle competenze locali e sulla conoscenza capillare dei luoghi oltre che dei modi di vita e delle esigenze degli abitanti. Per cui il nostro coinvolgimento nella redazione del Plano de Uso da Terra ha comportato l’assunzione delle stesse modalità di lavoro adottate per i due piani urbanistici. In particolare è stato esteso a tutto il distretto il metodo di indagine basato sulle interviste alle famiglie. Ne sono state realizzate oltre 600, in gran parte dai tecnici del distretto. Ne è uscito un quadro puntuale dei problemi e delle aspettative delle famiglie con riferimento a ciascuno dei 23 regulados in cui è suddiviso il distretto. Si è inoltre investito molto nella creazione di una base dati in cui le conoscenze ‘informali’ potessero essere tradotte in conoscenze quantitative. Con questa base dati il lavoro di Piano potrà essere aggiornato facilmente dai tecnici di Caia.

Di che tipo di coinvolgimento si è trattato?

lavoro di intervista e raccolta dati sul campo

Entrambi siamo stati inseriti nella Equipa Técnica, ossia nel gruppo, formato quasi totalmente da tecnici locali, incaricato di redigere materialmente il piano. E’ stato un atto di fiducia nei nostri confronti, considerata l’asimmetria delle competenze e, prima ancora, nei confronti del CAM. Durante tutto il processo che come abbiamo detto si è svolto il più possibile in sinergia tra Trento e Caia, sono stati realizzati dal CAM numerosi corsi di informatica rivolti alla Equipa Técnica. Va aggiunto che Paolo Cosoli, responsabile di settore, ha fatto parte insieme a Pinto Martins, direttore del Serviço Distrital de Planeamento e Infra-estruturas della Comissão Monitora, che ha svolto una funzione di raccordo tra il Distretto e l’Amministrazione provinciale durante tutta la redazione del piano.


Come avete interagito con l’Amministrazione distrettuale e con l’Amministrazione provinciale?

Il principio che ha guidato tutta la redazione del PdUT, sancito peraltro dalla legge sul decentramento amministrativo, è stato che il Distretto doveva essere il soggetto consapevole delle scelte di piano. Detto così può sembrare un’ovvietà, ma bisogna tenere presente che spesso interviene una sorta di delega ai tecnici perché le implicazioni di tali scelte non sono comprese oppure, cosa peggiore, si accettano scelte eterodirette. Nel nostro caso siamo stati avvantaggiati dal fatto che alcune di queste scelte avevano una rilevanza politica tale da comportare un’attenzione costante su quello che andavamo facendo.

 Quali ad esempio?

paesaggi del distretto di Caia - presso Sombe

Innanzitutto quelle relative alle concessioni. Da un lato quelle forestali, che da diversi anni operano nel distretto di Caia interferendo, anche se legalmente, con aree protette e dall’altro quelle agricole. Una concessione agricola risultava, al momento dell’avvio del piano, già assegnata mentre di altre due era stato avviato l’iter di assegnazione per diverse migliaia di ettari.

Ebbene, dal lavoro di mappatura del distretto, che è la prima cosa che è stata fatta, è subito apparso che una delle due compagnie forestali tagliava ovunque, ben oltre la superficie assegnata in concessione mentre tutte le concessioni agricole andavano a sovrapporsi a spazi vitali per la popolazione, come i coltivi per la produzione di sussistenza, le infrastrutture essenziali e le aree abitate.

E quindi?

Le scelte del Plano de Uso da Terra sono sovraordinate rispetto ad altre scelte di destinazione d’uso del suolo, fermi restando i diritti acquisiti. Non era possibile far cessare le concessioni forestali, ma introdurre meccanismi di controllo si. Per le concessioni agricole c’era invece la possibilità di ridefinire la superficie di quelle meno invasive e di bloccare la terza. Cose che poi sono state fatte. Ma per questo è stato necessario un confronto continuo con l’Amministrazione distrettuale e con quella provinciale, culminato un primo mattino con la visita, del tutto inaspettata a Caia, del Governatore della Provincia di Sofala, che oggi è Ministro del Governo mozambicano. In quell’occasione il Governatore si è espresso apertamente a favore dello scenario concordato in sede distrettuale.

L’attenzione a quanto stavamo facendo derivava probabilmente anche dal fatto che era la prima volta che un Plano distrital de Uso da Terra affrontava senza alcuna remora il problema delle concessioni, prospettando una soluzione che, bypassando la Lei da Terra, apre un confronto tra compagnie concessionarie, popolazione e amministrazioni locali.

E all’interno della Equipa técnica quali sono stati i rapporti?

Va detto innanzitutto che la Equipa era formata da tecnici formatisi all’interno del lavoro di redazione dei piani di Caia e di Sena. Tecnici che successivamente hanno condotto alcune campagne di interviste e hanno preso parte al lavoro di mappatura del distretto con rilevamenti diretti sul terreno. A loro si deve gran parte del rilevamento dei servizi di base, dei mercati, delle strade… L’interlocutore principale, in materia di validazione dei rapporti e di scelte di piano, è stata però la Comissão monitora.

Corrado Diamantini durante una missione presso la piana esondabile di Nhacessa nella stagione secca

A parte le concessioni, qual’è stato il tema del piano in cui vi siete sentiti più coinvolti?

Quello della distribuzione della popolazione. Era pensiero comune, all’interno dell’Amministrazione distrettuale, che fosse in atto una concentrazione della popolazione lungo l’asse Caia-Sena, che insiste lungo lo Zambesi. E questo perché lì ci sono i servizi, c’è la strada, ci sono le città.

La percezione che invece noi avevamo, ricavata dalle interviste alle famiglie, era diversa e cioè che fosse in atto un radicamento della popolazione nelle aree interne del distretto, lungo alcuni assi. E questo per la disponibilità di terra fertile. Questa percezione è stata confermata dai dati di censimento, che siamo riusciti a ottenere a Maputo, dopo grande insistenza, splittati per regulado.

Questo ha dato la possibilità da un lato di prevedere nel piano un rafforzamento di questi assi e dall’altro di avere buoni argomenti contro l’invasività delle concessioni.

Nel corso del lungo lavoro svolto nel distretto, quali sono state le scoperte più inaspettate o interessanti?

Rimanendo in ambito disciplinare, devo dire (Corrado) che mi ha sempre sorpreso il cambiamento repentino di Caia. La prima volta che ci ho messo piede, alla fine del 2005, era un insieme disordinato di abitazioni tradizionali disposte attorno al cumulo di rovine cui era stato ridotto dalla guerra civile l’insediamento coloniale. Negli anni successivi Caia ha assunto sempre di più l’aspetto di una piccola città e questo a seguito di una continua trasformazione urbanistica ed edilizia. Non pensavo fosse possibile in così poco tempo.

Questa trasformazione appariva anche dagli aggiornamenti delle immagini di Google Maps, dalle quali si poteva ricavare anche il lavoro di attuazione del piano svolto dal Serviço Distrital de Planeamento e Infra-estruturas. Alle volte non tutto coincideva, ma l’esito era comunque efficace.

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Per quanto mi riguarda (Isacco) le sorprese più belle mi sono state regalate dal lavoro con i tecnici di Caia e con la gente del Distretto. I numerosi mesi trascorsi, a partire dal 2009, a stretto contatto sia con gli abitanti della cittadina capoluogo che con le famiglie rurali mi hanno costretto ad entrare, anche fisicamente, nelle case e nelle famiglie. Spesso sono stato invitato a pranzo, a cena, a raccogliere gli ortaggi, a visitare l’accampamento del vicino pescatore e ad aiutarlo a raccogliere le reti. In questi molti incontri, anche per evidenti difficoltà linguistiche, la comunicazione avveniva per concetti chiave. Affermazioni semplici e domande dirette attraverso le quali mi è stato possibile sbirciare nel modo di pensare e quindi di essere di queste persone. Ecco, è esattamente questo: la semplicità di alcune scelte e la schiettezza (e anche durezza) dei rapporti tra le persone mi ha più volte colto alla sprovvista e sorpreso. Ho trovato meraviglioso, nella complessità dell’oggi, riuscire a meravigliarmi di una logica semplice, dura e naturale.

Vedi anche l’articolo sulla presentazione di giugno 2012 e l’articolo sull’approvazione del plano.