Da Beira a Caia, tra progetti di salute e giornate di vita quotidiana, quattro volontari italiani hanno cominciato il loro anno di Servizio Civile Universale con il CAM. Linda, Emma, Filippo e Claudia raccontano le loro esperienze in prima persona dei primi mesi di questo anno di crescita, confronto e scoperta.
Emma vive e lavora a Caia, dove partecipa al progetto Follow the Sun, che include le Brigadas Móveis Integradas, cliniche mobili che portano assistenza sanitaria nelle zone rurali della provincia di Sofala. “Le giornate iniziano presto, con il dubbio di sempre: ci sarà benzina oggi?”, scherza. Le Brigadas attraversano chilometri di strade sterrate per raggiungere le comunità, offrendo test HIV, vaccinazioni, visite mediche e momenti di formazione in lingua locale. “Non mancano gli imprevisti — una volta abbiamo dovuto interrompere le visite per aiutare a spegnere un incendio in una casa vicina.” Nel tempo libero, Emma racconta la sfida di adattarsi al caldo, agli insetti e alla mancanza di alcuni alimenti. “Abbiamo iniziato una vera e propria caccia alla mozzarella: puoi togliere un italiano dall’Italia, ma non la pizza del weekend!”
Per Linda, che lavora sempre a Caia, l’esperienza più interessante è stata osservare come cambia il modo di fare counseling sul test dell’HIV in contesti diversi. “È stato importante confrontarmi con i tecnici locali e riflettere su cosa è simile e cosa diverso rispetto all’Italia”, racconta. A Caia, il counseling inizia spiegando che cos’è l’HIV e perché è fondamentale riconoscerlo. “Lo stigma è ancora molto forte: molti tengono nascosta la cura, creando una catena silenziosa di contagi.” Ci racconta anche del rapporto tra medicina moderna e medicina tradizionale, rappresentata dal curandeiro: “L’uno non esclude l’altro, ma è importante capire quando serve rivolgersi all’ospedale.” Linda continua descrivendo Caia come “un posto dove la vita scorre lenta, tra strade di terra, mercati colorati e cieli pieni di stelle durante i blackout”.
A Beira, Filippo lavora nel progetto OCUPAMOZ, occupandosi delle fasi iniziali di un nuovo programma. “La cosa più gratificante è sentire la fiducia nelle mie capacità da parte dei colleghi. Le decisioni che prendiamo qui hanno un impatto concreto, e questo mi fa sentire valorizzato”, racconta. Coinvolto sin dall’inizio nella costruzione del progetto, Filippo descrive un ambiente collaborativo e stimolante. “Siamo stati ha inclusi pienamente nelle dinamiche operative, ricevendo spazio per crescere ed essere creativi.” Beira, con la sua vitalità e la comunità di espatriati, è per lui una piacevole sorpresa: “È una città piena di attività e possibilità di incontro, i colleghi sono aperti e disponibili a condividere momenti ed esperienze.”
Anche Claudia è impegnata a Beira, dove affronta ogni giorno due grandi sfide: la lingua e l’adattamento al lavoro d’ufficio. “Il portoghese mozambicano è più comprensibile di quello europeo, ma parlano molto in fretta e con accenti locali. Inoltre, per me è la prima esperienza in un ufficio, per di più di cooperazione internazionale.” Nonostante le difficoltà iniziali nell’ambientarsi, racconta un clima accogliente e solidale: “In ufficio mi sono sentita subito benvenuta ed ho instaurato un buon rapporto con le persone con cui lavoro quotidianamente. Per le strade di Beira, invece, ci si sente osservati, e all’inizio non è stato facile, ma col tempo sto imparando a viverlo con serenità.”
Crescere insieme, oltre i confini: il valore del Servizio Civile Universale
Le esperienze di Emma, Linda, Filippo e Claudia mostrano come il Servizio Civile Universale all’estero sia molto più di un’esperienza di volontariato: è un percorso di apprendimento, incontro e responsabilità. Tra progetti di salute, cooperazione e vita comunitaria, i quattro giovani stanno scoprendo ogni giorno cosa significa costruire legami tra culture e crescere insieme. Come CAM, li ringraziamo per l’impegno e la passione con cui stanno contribuendo ai progetti, affiancando con entusiasmo il nostro staff locale ed espatriato.
Potete seguire la loro esperienza attraverso la pagina Instagram @de_scu_bri_moz dove raccontano il loro percorso in Mozambico, tra progetti, incontri e momenti di vita quotidiana.




