
“Stare CON”: il saluto della nuova presidente CAM Giovanna Luisa
Da pochi giorni Giovanni Filippi ha passato ufficialmente il testimone ad una nuova presidente, Giovanna Luisa.
Riportiamo il discorso letto da Giovanna all’assemblea CAM del 29 maggio.
La nomina della nuova presidente è stata formalizzata dal direttivo del 17 giugno 2025.
Buon pomeriggio,
immagino la sorpresa di alcuni di voi e questi possono certo capire anche la mia.
Ho riposto ad un invito, alla proposta di assumere la presidenza di una associazione al servizio di due comunità: quella del CAM locale e quella del CAM in Mozambico. Ho la consapevolezza di non bastare a me stessa, ma anche la certezza di far parte di una squadra di grande valore.
Succedo ad un Presidente che stimo e lo ringrazio di esserci stato, con coraggio, determinazione e onestà, virtù che vorrei ereditare e a cui intendo dare continuità.
I miei difetti sono tanti, ma mi impegnerò di più a rafforzare i pregi, aiutata dal confronto con le persone che lavorano e che appoggiano l’Associazione: le poche persone assunte, i tanti volontari coinvolti, i tanti ragazzi del servizio civile.
Sono tutti giovani, prevalentemente donne, intraprendenti, motivati, non solo animati dalla necessità di avere un lavoro, o dal fascino di una esperienza in terra africana. Sono competenti, hanno valori di riferimento e certo anche sogni, perché senza sogni non si apre nessun cammino. I nostri sogni coincidono: vogliamo un mondo più Giusto, Umano e Solidale, un mondo che favorisca gli incontri e gli scambi culturali, un mondo migliore di quello che abbiamo incontrato e di quello che, purtroppo, complessivamente ci circonda. A loro offrirò ciò che ho maturato con l’esperienza e trasmetterò la conoscenza della storia del CAM, che ho accompagnato dalla sua fondazione, nel 2002.
Come quello di tante altre Associazioni, il percorso fatto fin qui, grazie anche alle miopi scelte politiche sulla cooperazione internazionale da parte dei nostri ultimi amministratori, è stato un percorso ad ostacoli, pieno di sfide ed imprevisti, che solo chi ha frequentato l’Africa da vicino, ponendosi molte domande e cercando risposte, può capire ed accogliere, certamente meglio di chi non vi ha mai messo piede.
La tentazione di gettare la spugna, ci è ancora compagna, ma siamo riusciti a tenere fede ad una decisione presa molti anni fa, quella di lavorare CON la gente, con persone i cui volti ci sono diventati familiari. In tutti gli ambiti di intervento messi in campo, questo obiettivo ha imposto anche un cammino irrinunciabile, senza scorciatoie, svincolato da pressioni per una deviazione di rotta, spesso portato avanti in silenzio.
“Stare CON” fa soffrire: si condivide il senso di impotenza diffuso, il limitato possesso di strumenti per affrontare le difficoltà: che derivano da malattia, da fame estrema, da dilagante mancanza di istruzione, dall’impossibilità di progettare degnamente il futuro, dalla generalizzata mancanza di difese contro i devastanti eventi climatici, dalla violenza, dalla negazione dei diritti, compreso il diritto alla Pace.
Nel corso degli anni, stando CON la gente, tanti tra noi hanno potuto constare anche l’infinita pazienza di cui è capace, la calorosa accoglienza che la contraddistingue, la spiritualità che la anima, l’attitudine a sopportare la sofferenza e a ricominciare laddove tutto è andato perduto. Non so se si tratta di rassegnazione o di speranza, so che si tratta di forza, una forza che va conosciuta, rispettata e alimentata, con la condivisione di cui dobbiamo essere capaci.
Ho provato rabbia nel constatare le rapine che il territorio subisce nell’indifferenza generale e nella connivenza irresponsabile di autorità locali affascinate da mete che permettono la ricchezza a pochi, la miseria ai più e la dipendenza a tutti.
“Stare CON” fa male, si prova persino un senso di vergogna per non disporre di mezzi per fare di più. Ma abbiamo deciso che saremmo stati peggio se avessimo girato le spalle a tutto questo. Così siamo rimasti al nostro posto.
Non abbiamo mai creato una immagine del nostro lavoro che non corrispondesse alla realtà.
Non abbiamo mai ottenuto successi facili: il tempo è stato sempre il nostro alleato più prezioso, ma anche il nostro più tenace avversario. Col tempo abbiamo consolidato percorsi ed obiettivi e innescato processi di sviluppo, ma il tempo ci ha anche imposto scadenze incalzanti ed impegni irrinunciabili, che hanno a che fare, in molti momenti, con il rendiconto di spese che è spesso stato necessario anticipare con le casse vuote! Tutti sanno cosa ciò significa, in ogni contesto in cui ciò si verifica. Certamente abbiamo fatto errori, anche noi non siamo nati “imparati”.
A fare Cooperazione si impara. Un’autentica cooperazione non è mai asimmetrica: si dà e si riceve, quasi sempre sul campo. Il CAM ha ricevuto rispetto, considerazione, onorificenze persino, nel luogo in cui si è speso.
Oggi lavora per vincere concorsi in linea con i suoi valori e lavora qui, tra la gente, per farsi conoscere e trovare collaborazione. Il CAM è questo e molto altro, vi invito ad avvicinarvi per conoscerlo ed apprezzarlo e, rappresentandolo, io spero di poterlo onorare come merita.