Caixa Financeira de Caia: un 2016 molto interessante

Caixa Financeira de Caia: un 2016 molto interessante

PASSATO: sono trascorsi già oltre 6 anni dall’apertura della Caixa Financeira de Caia. Una piccola realtà creditizia nata con lo scopo primario di fungere da motore di sviluppo ad un’economia asfittica come quella del distretto di Caia, facilitandola con piccoli prestiti a tassi relativamente bassi rispetto alla media nazionale. Una scommessa nata dal basso che il CAM con l’aiuto della Cassa Rurale di Aldeno e Cadine ha deciso di supportare. In questi 6 anni la strada non è stata certo facile: un avvio caratterizzato da molti dubbi e rischi, i primi anni contraddistinti da un bisogno di radicamento sul territorio, dalla ricerca di personale competente ed affidabile, da bilanci in perdita… ma anche da uno spirito di non voler mollare, consapevoli del bisogno di continuare a fornire un servizio indispensabile per lo sviluppo di una zona rurale come quella del distretto di Caia.

IL CAMBIO DI ROTTA: piano piano, incontro dopo incontro, la Caixa ha iniziato a farsi conoscere, ad aumentare la propria competenza lavorativa ed espandere la propria presenza in altri 4 distretti raggiungendo un bacino di utenza attorno le 450.000 persone. Con il 2014 si è passati ad avere bilanci in utile. Utili poco significativi ma che hanno testimoniato una inversione di marcia e che hanno rinvigorito la fiducia nel progetto contribuendo a vedere con maggior fiducia lo sviluppo di questa realtà. Fiducia oltremodo rafforzata anche dai risultati ottenuti sul piano dei finanziamenti e dei crediti concessi: negli anni il numero di progetti finanziati sono aumentati progressivamente ed il 2015 ha segnato un buon importo del portafoglio clienti che a fine anno ammontava a MT 11.400.000 pari a circa € 270.000 al cambio 1/42. Nel corso dello stesso anno sono stati erogati crediti per un importo di circa MT. 20.000.000 quasi € 500.000 ed è aumentato il risparmio con la presenza di più di 1500 conti correnti aperti.

PRESENTE: all’interno di questa cornice il 2016 non è stato da meno. Anzi. In questi mesi si è chiuso l’anno e si è constatato che la Caixa è stata in grado di fare un ulteriore salto di qualità esibendo risultati molto interessanti. L’utile d’esercizio è stato di 18.056 € e la Caixa con un portafoglio clienti di MT 14.883.000 (circa 212.600 €) è risuscita a finanziare 600 progetti. Per la nostra realtà sembrano numeri esigui, ma per l’economia di quella zona rappresenta un motore di sviluppo molto importante. Si stima che in questi 6 anni l’effetto leva in termini sociali abbia prodotto un’occupazione temporanea per più di 11.000 persone in agricoltura, 20.000 in ambito edile e circa 300 assunti in forma più continuativa nel settore commerciale. Il buon andamento della Caixa, così come dei due progetti di microcredito attualmente attivi a Caia e a Marromeu e gestiti direttamente dalla struttura locale del CAM, ha permesso al responsabile dell’area Microcredito, Andrea Patton, di poter ritornare a vivere in Trentino con serenità su quello che è stato fatto e fiducia sul futuro dell’istituto. Conscio dell’ampio margine di crescita che la Caixa ancora ha, continuerà a supportare il progetto da Trento scendendo a Caia per i controlli di chiusura semestrali e contribuendo a capire quale possa essere il miglior percorso da intraprendere per lo sviluppo futuro dell’ente.

FUTURO: di fatto questa rinata positività della Caixa ha dato vigore alla volontà dei soci di fare un’ulteriore passo in avanti e si sta lavorando per giungere alla modifica della ragione sociale per porla ad un livello superiore e portare la sede a Beira, Capoluogo della Provincia di Sofala. L’attuale sede rimarrà come filiale con la prospettiva di potenziare i servizi e allargare la base dei beneficiari. Una risposta coraggiosa ad una crescente domanda di sostegno alla popolazione locale. Questa operazione richiederà la disponibilità di finanziamenti che occorrerà recepire. Naturalmente la crescita è proporzionale alla disponibilità di liquidità almeno nei primi tre/quattro anni finché il rientro dei prestiti sarà sufficiente a sostenere l’autofinanziamento.

Giancarlo Finazzer e Armin Wiedenhofer

Il CAM partecipa alla Pasqua Solidale 2017 del CUAMM Trentino

Il CAM partecipa alla Pasqua Solidale 2017 del CUAMM Trentino

Tra poche settimane arriva la Pasqua! Il CUAMM – Medici con l’Africa Trentino quest’anno ha deciso di colorare la festa preparando delle colombe artigianali confezionate in splendide capulanas mozambicane che potranno essere utilizzate nelle nostre case come tovagliette e/o runner da tavola. Il ricavato delle vendite verrà interamente devoluto ai progetti che il CUAMM sta portando avanti in diverse aree del continente africano.

Le colombe sono prodotte artigianalmente dalla pasticceria Marzari di Vigolo Vattaro. Proprio per questo motivo l’associazione chiede a chi ne è interessato di ordinarle scrivendo sulla loro pagina facebook o al loro indirizzo mail: gruppo.trentino@cuamm.org Si può scegliere tra tre differenti tipi di colombe: 500 grammi, 750 grammi o di 1 kg e si chiede un contributo minimo rispettivamente di 18 €, 24 € e 35 €.

Sulla scia di questa bellissima iniziativa il CAM ha deciso di partecipare alla pasqua solidale 2017 organizzando un acquisto collettivo delle colombe. Tutti i nostri amici che sono interessati a comprare le colombe del CUAMM possono fare riferimento a noi sia nel momento dell’ordine che per il ritiro. Basta telefonarci o scrivere alla nostra mail cam@trentinomozambico.org indicando nome, cognome, numero di telefono, la tipologia e la quantità di colombe che si vogliono ordinare entro giovedì 6 aprile per consegna verso il 13 aprile.

Buona Pasqua a tutti!

Italia e Mozambico. La cooperazione fra il Trentino e la Provincia di Sofala

Riportiamo una sintesi della tesi magistrale di Patrizia Pitzalis, laureatasi il 24 marzo 2017 in Relazioni Internazionali presso l’Università di Bologna Scuola di Scienze Politiche. Il suo lavoro approfondisce proprio le relazioni tra Trentino e Mozambico in particolare articolate dal programma coordinato dal CAM.

Congratulazioni e complimenti a Patrizia da tutto il CAM!

Le relazioni tra il Mozambico e l’Italia si intensificarono negli anni ’60, grazie al sapiente lavoro diplomatico del FRELIMO – movimento di liberazione mozambicano – e all’impegno di alcuni esponenti dei partiti della sinistra italiana. Nel 1970 a Roma si svolse un’importante conferenza internazionale di solidarietà a favore dei movimenti di indipendenza delle colonie portoghesi, al termine della quale il FRELIMO si gemellò con la città di Reggio Emilia e con l’Arcispedale Santa Maria Nuova. Il sodalizio permise agli enti locali italiani di fornire un supporto concreto al FRELIMO, tramite l’invio di materiale per l’assistenza sanitaria e la diffusione di informazioni sulla situazione in Mozambico.

Raggiunta l’indipendenza nel 1975, nel giro di pochi anni la neonata Repubblica del Mozambico strinse dei rapporti diplomatici con l’Italia, sanciti da un accordo di cooperazione tecnica firmato nel 1977, che fu ampliato successivamente nel 1981. Negli anni ’80 un nuovo importante attore italiano fece la sua comparsa nelle relazioni con il Mozambico: la Comunità di Sant’Egidio, il cui apporto contribuì notevolmente al raggiungimento degli Accordi di pace firmati a Roma nell’ottobre del 1992, i quali misero fine alla guerra civile in Mozambico. Dei quattro mediatori durante i negoziati, due erano esponenti della Comunità di Sant’Egidio, uno era il vescovo di Beira e l’ultimo – coordinatore in rappresentanza dell’Italia – era il trentino Mario Raffaelli, che negli anni ’80 ricoprì l’incarico di sottosegretario agli Affari Esteri con delega ai rapporti politici con l’Africa. Da notare che Raffaelli, insieme ad Angelo Romano (esponente della Comunità di Sant’Egidio), è stato recentemente nominato dall’Unione Europea mediatore tra il governo di Maputo e il partito d’opposizione della RENAMO durante l’estate del 2016, a seguito di una serie di scontri a fuoco avvenuti nel paese e di divergenze sempre più palesi tra le due parti, sintomi di una guerra civile latente. Oltre a Raffaelli, negli anni altre personalità e circostanze sono state espressione dei legami fra il Trentino e il Mozambico, contribuendo a rafforzarli ulteriormente. Ad esempio, nel corso dei decenni alcuni mozambicani hanno avuto modo di conseguire i propri studi presso l’Università di Trento, come José Luís de Oliveira Cabaço, laureatosi nel 1971 in sociologia e divenuto ministro dell’Informazione e responsabile dei rapporti con l’Italia negli anni ’80. A Trento venne a formarsi anche una folta comunità di studenti mozambicani, riunita per la maggior parte nella Casa di accoglienza “Francesco d’Assisi” gestita dai frati cappuccini, i quali in missione in Mozambico dal secondo dopoguerra. L’edificio veniva chiamato informalmente “Casa Mozambico” per l’alta percentuale di presenza di persone provenienti dal paese dell’Africa australe.

Roma, 4 ottobre 1992: la firma degli Accordi di pace

Il primo accordo ufficiale fra la Provincia Autonoma di Trento (PAT) e un ente locale mozambicano – in quel caso la Provincia di Manica – fu siglato nel marzo del 1989, allo scopo di rafforzare i legami reciproci, e qualche anno dopo la PAT gestì la seconda fase di un programma integrato di sviluppo in Mozambico cofinanziato dall’Italia. Nel 2001, nell’ambito di un programma di sviluppo umano a livello locale concordato tra due agenzie ONU e i governi di Roma e Maputo, fu firmato il Protocollo d’intesa che diede inizio alla cooperazione decentrata tra la Provincia Autonoma di Trento e la Provincia di Sofala. Nel luglio del 2003 il programma fu chiuso definitivamente, tuttavia la PAT decise di continuare in modo autonomo la sua collaborazione con la Provincia di Sofala.

In quindici anni di lavoro si è sviluppata una metodologia d’azione apposita, a partire dalla costituzione del Consorzio Associazioni con il Mozambico (CAM), organizzazione responsabile del coordinamento del programma in entrambi i territori. Inizialmente la strategia del CAM non si basò sull’imminente realizzazione di grandi opere, piuttosto sulla conoscenza di una realtà assai diversa da quella trentina, partendo dal presupposto che prendere confidenza con un territorio significa carpirne le sfaccettature così da poter operare su di esso in modo fluido e armonioso. Per realizzare ciò si progettò di avviare delle piccole attività in tre diversi settori (socio-educativo, socio-sanitario e sviluppo rurale) sparse per il distretto, di collaborare con l’amministrazione locale al fine di contribuire alla pianificazione dei processi di sviluppo distrettuale, e infine di analizzare il contesto affinché si individuassero i settori chiave su cui intervenire in futuro.

Il progressivo approfondimento delle dinamiche del distretto di Caia produsse un ampliamento delle iniziative e dei campi d’azione, che si manifestò per esempio con la fondazione dei centri prescolari (escolinhas), la realizzazione della scuola professionale agro-zootecnica e del relativo centro di sviluppo, la fondazione della radio comunitaria e la messa in funzione dell’ospedale distrettuale.

Negli ultimi anni sono state effettuate delle ricerche valutative sull’esperienza trentina nella cooperazione decentrata. Per quel che riguarda la strategia adottata dal CAM, essa viene identificata sulla base di una partecipazione il più ampia e trasversale possibile, dove gli attori implicati sono sia organismi istituzionali sia organizzazioni economiche e sociali, cosicché anche la società civile possa prendere parte ai processi decisionali e assumersi delle responsabilità in prima persona. Gli obiettivi generali del CAM per il conseguimento di un buon livello di governance[1] sono il consolidamento istituzionale, la cui crescita aumenta l’efficienza dei servizi, e il rafforzamento delle organizzazioni comunitarie e della società civile.

Il documento di valutazione del programma “Il Trentino in Mozambico” solleva inoltre alcune questioni relative alla necessità di un’evoluzione del progetto, che coincide con un rinnovo generale delle direttive in materia di cooperazione sia sul piano internazionale che su quello interno. La Provincia Autonoma di Trento, che nel tempo si è rivelata sempre molto recettiva nei confronti di nuove disposizioni adottate dal governo nonché intraprendente, come nel caso dell’articolo 18 della legge provinciale n. 4 del 15 marzo 2005, dove si impone uno stanziamento di almeno lo 0,25% delle entrate del bilancio a favore di iniziative di cooperazione allo sviluppo, è attualmente in fase di rinnovamento per ciò che concerne la materia. Nel febbraio del 2016 la PAT ha adottato delle nuove Linee Guida sulla cooperazione internazionale, in cui si riconosce la necessità di far evolvere i legami già esistenti verso una direzione che estenda l’interscambio anche all’ambito economico e culturale. In tutto ciò il CAM – come dichiarato dalle coordinatrici di Trento Maddalena Parolin e Paola Bresciani – da qualche anno si sta ponendo degli interrogativi sulle nuove dinamiche, delineando man mano un nuovo indirizzo d’azione, che risulta in fase di definizione. Per esempio, inizialmente figurava l’idea di un progetto per una nuova esperienza multisettoriale di cooperazione comunitaria che sfruttasse tutto il background dell’operato di Caia per rimetterlo in pratica in un altro distretto, come una sorta di “Caia 2”. Tuttavia attualmente questa ipotesi sembra essere stata accantonata, mentre si è optato per la concentrazione delle energie nel raccoglimento della sfida per la creazione di un partenariato territoriale competitivo fra il Trentino e la Provincia di Sofala, attraverso la riorganizzazione del sistema d’azione.

Questi cambiamenti radicali impongono continue riflessioni e un alto grado di flessibilità, tenendo conto dell’esperienza acquisita ma senza fossilizzarsi su di essa. Il tempo sarà in grado di dare delle risposte ai quesiti e alle perplessità oggi presenti, anche se si può già riconoscere una buona capacità di reazione e adattamento del Consorzio verso il nuovo contesto. Per il CAM esiste una continuità con il progetto passato, ma esso rileva anche la necessità di un’evoluzione, tant’è che il programma ora è stato ribattezzato “Il Mozambico in Trentino 2.0 – Il partenariato territoriale tra Trentino e Sofala per l’interscambio solidale, culturale ed economico”. I principali elementi innovativi sono tre: l’ampliamento delle tematiche trattate, un diverso approccio territoriale e l’estensione delle categorie degli attori coinvolti. Per quel che concerne il primo elemento, si stanno proponendo dei temi che prima non era possibile affrontare poiché mancavano alcuni presupposti, mentre ora si ritiene che i tempi siano maturi per lo sviluppo di argomenti quali il rafforzamento del ruolo femminile, la gestione dei rifiuti, il sostegno alle cooperative. L’approccio territoriale sta mutando poiché si sta estendendo la rete delle relazioni sia in Mozambico, dove si sta coinvolgendo tutta la Provincia di Sofala e non solo il distretto di Caia, sia in Italia, tramite la collaborazione con soggetti non solo trentini, come il Comitato europeo per la formazione e l’agricoltura (CEFA), ONG con sede a Bologna. Il terzo elemento include la possibilità di coinvolgere attori profit, considerando che l’interscambio non è più limitato solo all’ambito solidale, ma anche a quello economico e culturale.

Nonostante queste importanti novità, il CAM non intende rinunciare ai suoi principi cardine. Alla base di tutto il lavoro rimangono sempre l’impegno per il rafforzamento delle relazioni istituzionali e una strategia di coordinamento fondata sulla flessibilità, sempre attenta a rilevare le criticità che possono sorgere nel tempo. La volontà di non snaturarsi appare chiara anche dalle parole delle coordinatrici trentine del CAM: a proposito del supporto alla filiera lattiero-casearia di Beira in collaborazione con il CEFA e finanziato in parte dal Ministero degli Affari Esteri italiano, esse hanno precisato che, nonostante il progetto sia una chiara espressione dell’evoluzione del programma di cooperazione – considerando il territorio e gli attori implicati – la pianificazione è nata da una richiesta esplicita del direttore provinciale dell’agricoltura, evidenziando che il punto di partenza dei progetti vuole continuare a essere in primis un’esigenza locale.

[1] Processo mediante il quale una comunità prende decisioni importanti che la riguardano.

Patrizia Pitzalis 2017 –

Situazione sicurezza: un ritorno alla normalità nella possibilità di movimento e attività a Sofala

Situazione sicurezza: un ritorno alla normalità nella possibilità di movimento e attività a Sofala

Dopo il lungo periodo di serie difficoltà legate alla situazione di instabilità politica che ha caratterizzato il 2016, con frequenti scontri tra RENAMO e forza governative soprattutto nella Provincia di Sofala sta tornando la normalità. Condizione quella precedente che stava causando limitazioni nella mobilità, complicazioni logistiche e ripercussioni psicologiche ed operative per il nostro staff in Mozambico.

Lo scorso 3 marzo, Alfonso Dhlakama, leader del partito di opposizione RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana) ha prolungato di due mesi il cessate il fuoco con il governo del Presidente Felipe Nyusi, leader del partito di maggioranza FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico), principale fautore della lotta per l’indipendenza dal Portogallo. ìLa tregua, stabilita il 27 dicembre scorso, era stata rinnovata già il 3 gennaio e sarebbe dovuta cessare proprio il 3 marzo. La sua estensione ha lo scopo di aprire la strada alla ripresa dei negoziati tra l’opposizione e il governo che potrebbero contribuire, così, alla fine delle tensioni.

Il cessate il fuoco di questi mesi ha permesso alla popolazione locale di poter tornare alla propria quotidianità. All’interno di questo processo di normalizzazione, una delle (ri)conquiste più importanti è la possibilità di tornare a muoversi con la macchina in modo sicuro e tranquillo per tutto il paese. Nella provincia di Sofala ad esempio, nuovamente si può viaggiare in macchina sulla EN1 da Caia a Beira senza il bisogno di spostarsi con la colonna scortata dai militari. Altra opzione era il viaggio in treno. Ma a Caia vi sono solo due passaggi a settimana e spesso i treni sono soggetti a ritardi di molte ore.

Libertà di muoversi significa inoltre che tutte le zone interne della provincia ritornano ad essere raggiungibili. Per quanto ci riguarda ad esempio ciò indica la possibilità di raggiungere in modo sicuro Ndoro, località in cui CAM e CEFA hanno programmato di attivare la parte del progetto agricolo Somica dedicata al miele che ora può finalmente cominciare.

Una bella giornata all'insegna del sesamo

Una bella giornata all'insegna del sesamo

Dopo settimane di preparativi, lo scorso 10 febbraio, si è svolta la prima dimostrazione di semina del sesamo. All’interno del Centro per lo Sviluppo Agro Zootecnico di Caia (CDAC) a Murraça i partecipanti si sono confrontati con le fasi e le tecniche della coltura del sesamo. Nello specifico hanno potuto sperimentare attivamente il lavoro che serve nella mescolanza dei semi di sesamo con la sabbia, nella preparazione/demarcazione delle machambas (campi) e quindi “nella tecnica del calcolo del compasso” utilizzata nell’allineamento delle file e tra le file dei campi durante la semina.

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Per rendere la trasmissione dei concetti più efficace e contemporaneamente avere una logistica semplice si è deciso di individuare 3 rappresentanti di 9 dei gruppi beneficiari che stanno partecipando al progetto SOMICa costituendo un gruppo di partecipanti formato da 27 persone. Durante la giornata formativa si è constatato che la creazione del gruppo dei 27 ha permesso oltremodo di stimolare la riflessione e il confronto tra i partecipanti aumentando la conoscenza e la coesione tra i gruppi e con la stessa equipe del progetto. Ai 27 è stato chiesto poi di divulgare le conoscenze apprese ai loro compagni una volta rientrati nei rispettivi gruppi.

La giornata è cominciata alle 6:00 del mattino. Primo compito per l’equipe di SOMICa è stato di andare a prendere i partecipanti alla dimostrazione. Una macchina si è diretta verso Sena mentre la seconda è andata a prendere i produttori che vivono a Sombreiro, Phaza, Nhambalo e Chipende. Una volta riunito il gruppo si è potuto così iniziare con la dimostrazione. La partecipazione è stata molta attiva e tutti i 27 hanno mostrato grande interesse e soddisfazione per i contenuti appresi e più in generale per l’organizzazione della giornata: non sappiamo come ringraziarvi per tutto il sostegno che ci state dando. Queste cose non le sapevamo, ora le sappiamo e già domani andremo nelle nostre machambas, con i nostri paletti a seminare” (Una partecipante). La stessa equipe ha espresso un alto grado di soddisfazione per i risultati ottenuti e per il clima collaborativo che si è venuto a creare.

Stanchi e felici a fine giornata a tutti è stato offerto un pasto a base di riso e frango (pollo). Adesso tocca ai 27 girare le conoscenze apprese ai loro compagni/colleghi!

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