da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 30 Lug 2021 | Storie
Il Mercato Maquinino è uno dei luoghi protagonisti degli interventi di riqualificazione nell’ambito della Gestione dei Rifiuti Solidi Urbani del CAM a Beira. E’ anche uno dei luoghi preferiti di Paolo Ghisu – ex rappresentante di Paese della nostra organizzazione e oggi volontario – che durante il suo tempo libero a Beira vi ha dedicato delle riflessioni e degli scatti. Li riportiamo di seguito.
Maquinino è il più grande mercato alimentare di Beira, e si trova nel suo centro commerciale. Oggi, ci sono circa 4000 venditori nella zona, ma prima della crisi covid-19 c’erano solo 2400 venditori ufficiali. Negli ultimi mesi, molte persone hanno perso il lavoro e ora cercano di guadagnarsi da vivere nel mercato. Tuttavia, questi numeri sono solo un’approssimazione, poiché ci sono migliaia di persone che vanno lì ogni giorno in cerca di un lavoro quotidiano. Per rendere le cose più complicate, l’infrastruttura del mercato è molto precaria ed è stata gravemente danneggiata dai cicloni degli ultimi due anni (Idai nel 2019, Chalane alla fine di dicembre del 2020, e Eloise nel gennaio 2021), e in molte delle sezioni manca il tetto.
Nel Mercato Maquinino vengono prodotti circa 35-40 M3 di rifiuti al giorno, l’85% dei quali è organico. Migliorare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti attraverso la formazione, la disponibilità di migliori attrezzature, la sensibilizzazione dei venditori del mercato e dei clienti è uno degli obiettivi di LIMPAMOZ, un progetto attuato da CAM e Progettomondo con il sostegno di Agenzia Italia per la Cooperazione allo Sviluppo. Un primo passo importante che porterà alla creazione di un centro di compostaggio in città che produrrà compost di alta qualità dai rifiuti organici generati nei mercati, ristoranti, ecc. Questa è una delle varie attività destinate a rendere Beira una città più pulita, più bella e più sostenibile.
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 29 Lug 2021 | Storie
Testimonianza di Massimiliano e Tatiana, in Mozambico per il loro progetto di ricerca, che ci raccontano impressioni, esperienze e spaccati di vita quotidiana dopo due mesi dal loro arrivo.
“Il Mozambico è una terra piena di fascino, di sorprese e di attesa.
Siamo arrivati qui, due mesi fa, con l’intenzione di parlare di resilienza, per applicarla nella ricostruzione dei centri di salute e raccontarla alla comunità. Oggi, seduti nell’ufficio di Beira o in missione nei distretti rurali della provincia, il Mozambico ci mostra la sua versione di resilienza. La straordinaria capacità delle persone di sorriderti sempre, di chiederti se hai bisogno di qualcosa e il saluto di chiunque subito seguito dalla domanda “como està?”. Le case in pao-a-piqué, i bairros informali in espansione, le baracche a bordo strada che vendono frutta, copertoni e saponette. Il tempo è dilatato. Si aspetta molto e sempre, dall’ordine in un bar ad una carta dal ministero della salute. Si aspetta l’ultimo minuto per aggiustare qualcosa, per risolvere un problema, spesso anche per agire. Nonostante ciò, nella vita di tutti i giorni la povertà e le ferite lasciate dalle innumerevoli catastrofi che hanno colpito i mozambicani, si spalleggiano alla naturale spinta a rialzarsi, a ri-adattarsi e a continuare.
Le case de mãe-espera
Dopo lunghe attese e innumerevoli cambi di programma anche la nostra ricerca si è delineata con resilienza. Il lavoro sui centri di salute si è focalizzato sulla caratteristica casa de mãe-espera, una struttura indispensabile nelle aree rurali per avvicinare le mamme in dolce attesa ai centri di salute, dove esperar (aspettare) in compagnia di altre mamme più esperte, un luogo in cui le cure di una levatrice permettono di partorire in sicurezza.
Il sistema delle case de mãe-espera è molto recente (2009), nato dalla necessità delle famiglie di salvaguardare il delicato momento del parto e ridurre la mortalità materno-infantile. Un contesto che purtroppo ancora ad oggi non dispone di linee guida precise, né dal punto di vista architettonico né da quello politico, in aggiunta ad una drastica mancanza di risorse economiche e numerose barriere culturali. La maggior parte di queste strutture vengono costruite con materiali tradizionali, localmente reperibili ed estremamente fragili nei confronti delle condizioni climatiche del paese, che stanno drasticamente cambiando negli ultimi anni. Tetti scoperti, camere costipate, ambienti surriscaldati e soffitti cadenti: sono le caratteristiche delle case de mãe-espera non solo della provincia di Sofala.
Abbiamo parlato con più di 30 mamme, chine sulle braci arrangiate a terra a mescolare le papinhas (acqua, farina e zucchero), sedute per terra sulla dibonde (espressione in dialetto ndau per dire “stuoie”) con i loro grossi pancioni all’ottavo o al nono mese. Mamme che non sanno cos’è l’architettura, che non ne conoscono i benefici e le bellezze perché intente ogni giorno a coltivare la terra per sopravvivere e nutrire le numerose famiglie, curare la casa, camminare per chilometri per procurarsi l’acqua. Per alcune la casa de mãe-espera dei centri di salute è un lusso. Un tetto sopra la testa e un pozzo a 3 metri dalla veranda dove prendere acqua per cucinare e per lavare le capulane non sempre sono presenti nel loro quotidiano. Negli sguardi delle donne immortalate nelle nostre foto si leggono mille domande, si chiedono chi siamo, cosa vogliamo, perché siamo lì. C’è tanta timidezza, sorridono voltandosi e coprendosi i volti quando, con il nostro portoghese sbilenco, le salutiamo e chiediamo di raccontarci la loro storia. La curiosità è tanta ma la disparità tra le nostre scarpe e le loro ciabattine infradito creano una grande barriera che in così pochi mesi è difficile abbattere.

Ad ogni visita echeggia la più grande domanda della nostra esperienza qui in Mozambico: cos’è quindi l’architettura in Africa? Un eco dello stile coloniale modernizzato in linea con le antiche ville della città di Beira o una struttura minimale, puramente funzionale, che costruita con lo stretto necessario possa garantire l’indispensabile per sopravvivere?
Siamo qui con l’aiuto del CAM e in collaborazione con UNHABITAT per cercare l’inizio alle risposte a questa e a tante altre domande. Volevamo applicare la resilienza a questo fragile paese ma ora è il Mozambico ad insegnarci il suo vero significato.
Tre mesi in Mozambico
Tre mesi in Mozambico bastano per iniziare a blaterare il portoghese e qualche parolina in Ndau e Sena, provare la matapa, la xima e il pesce cucinato in tutti i modi possibili. Impari a muoverti in chopela, ad andare al mercato. In tre mesi puoi visitare Vilankulo e Ilha de Mozambique, fare un pranzo alla Lagoa, visitare il Parco di Gorongosa, macinare chilometri sulla spiaggia fino al villaggio dei pescatori. Puoi conoscere tante realtà che operano sul territorio mozambicano, associazioni, cooperanti internazionali e locali. Impari a leggere gli sguardi e le parole nascoste dietro le mascherine, a conoscere i tuoi colleghi e gli amici delle birrette al Biques. Impari la filosofia mozambicana del deixa ir, del lasciare andare, del non preoccuparti troppo (e non è sempre un bene).
Ma tre mesi non sono sufficienti per capire il Mozambico e la sua complessa mutevolezza, non bastano per avvicinarti veramente alle persone, conoscere le loro tradizioni, le molteplici realtà che circondano ogni famiglia, ogni quartiere, ogni paesaggio.
Se volete capire il Mozambico tre mesi non bastano. Ma per rimanerne affascinati sicuramente basta anche molto meno!“
Max e Tati

da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 29 Lug 2021 | Progetti in Mozambico
Il progetto Educamoz è giunto alla fine del suo percorso triennale. L’ultimo anno è stato sfidante: In seguito alla chiusura delle scuole nel marzo 2020, il CAM e Terres des Hommes Italia si sono attivati per riadattare alcune delle attività, in particolare:
- la formazione degli educatori
- le visite a domicilio
- le attività di educazione rivolte ai genitori
- l’utilizzo della piattaforma KoBo Toolbox
La formazione degli educatori
Terres des Hommes Italia, in partenariato con il CAM, ha organizzato la formazione degli educatori per riadattare le attività prescolastiche alla attuale situazione. Lo scopo è quello di evitare comportamenti distruttivi dovuti a stress e depressione nei bambini costretti a rimanere a casa a causa del Covid-19. È anche un modo per garantire una stretta relazione tra il bambino e la sua famiglia rafforzando i legami affettivi.
La formazione si è svolta attraverso una metodologia di partecipazione attiva con brainstorming e simulazioni. Si è concentrata in particolare su:
- Condivisione di esperienze sulla nuova metodologia di lavoro a domicilio
- Sensibilizzazione dei genitori
- Fornitura di tecniche e strumenti per la pianificazione e la realizzazione di attività di empowerment per genitori e/o tutori.
Erano 28 i partecipanti ai due giorni di formazione tra educatori, responsabili e autorità pubbliche, e il riscontro, nonostante le sfide che la pandemia inevitabilmente impone, è stato molto positivo.
Attività a domicilio
Le visite a domicilio hanno lo scopo di responsabilizzare i genitori e/o tutori nella messa in pratica delle attività programmate ogni mese dagli educatori. Servono inoltre alla preparazione dell’ambiente per le attività con i bambini (giochi, storie, danze, indovinelli) tenendo conto delle diverse aree di apprendimento che sono matematica, lingua, conoscenza del mondo, arte, musica ed educazione motoria.
Le attività a casa sono state un successo per bambini, genitori/tutori ed educatori. Da un lato, i bambini non avevano nulla da fare a casa; dall’altro, le attività hanno minimizzato il rischio di licenziamento per gli insegnanti ai quali è stato garantito un lavoro.
I bambini coinvolti nel quadrimestre settembre-dicembre 2020 sono stati 520 e 400 nel periodo febbraio-maggio 2021.
Attività di educazione rivolte ai genitori
Nello stesso periodo sono state realizzate 32 sessioni di educazione rivolte a 815 genitori e/o tutori dei bambini. Queste attività hanno un grande impatto sulle comunità, in quanto affrontano temi rilevanti che incontrano le realtà locali.
Gli argomenti affrontati nelle varie sessioni vertevano su:
- Covid-19
- Malaria
- Nutrizione
- Rapporto tra genitori a casa durante la pandemia
- Igiene individuale e collettiva
- Violenza domestica sui minori
- Colera
Utilizzo della piattaforma KoBo Toolbox
Durante il periodo della pandemia, gli educatori sono stati formati sull’utilizzo della piattaforma Kobo Toolbox, pensata per facilitare la raccolta dei dati riguardanti le visite a domicilio. Un’iniziativa questa in collaborazione con Terres des Hommes che mira a sviluppare le capacità degli educatori di affrontare al meglio delle loro capacità il mondo della tecnologia.
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 8 Lug 2021 | Notizie dall'Associazione
La gestione dei rifiuti
A Beira sono stati molti gli incontri nell’ambito della gestione dei rifiuti, riguardanti in particolare rifiuti organici, solidi urbani e sanitari.
Rifiuti organici
Nell’ambito del progetto LimpaMoz, nei pressi di Maquinino è stato istituito uno spazio con dei container per la frazione organica proveniente dal mercato. Invece che essere gettato indiscriminatamente, viene smistato dai venditori in appositi contenitori e poi radunato nei container da personale adeguatamente formato.
Ora l’area è più pulita e salubre e i rifiuti vengono gestiti in modo più corretto. Il prossimo passo previsto dal progetto è la realizzazione di un impianto di compostaggio in grado di smaltire parte di questi rifiuti: un esempio virtuoso di economia circolare pilota che potrà fungere da modello per progetti futuri.
Rifiuti solidi urbani
Attualmente la discarica di Beira è ancora in pessime condizioni, da anni è in corso un dibattito tra Governo e Consiglio Municipale per decidere dove allestirne una nuova.
Nel febbraio del 2020 sono iniziati i lavori di costruzione degli uffici del servizio di pianificazione e gestione dei rifiuti solidi urbani, riabilitati da un vecchio deposito del comune. Ora i lavori sono ultimati e l’edificio è pronto per l’inizio delle attività.
Rifiuti sanitari
Un altro dei problemi sulla gestione dei rifiuti riguarda quelli di tipo sanitario. É stata ultimata la costruzione del centro di raccolta e stoccaggio in uno dei grossi centri di salute della città, quello di Ponta Gea.
A breve arriverà una moderna macchina sterilizzatrice che sarà in grado di smaltire questa tipologia di rifiuti in modo più facile, sicuro ed efficiente e che andrà a sostituire l’attuale inceneritore.
Dopo le visite istituzionali di Beira, la programmazione è proseguita nel distretto di Caia, dove il CAM è storicamente presente e attivo.
Il primo incontro è stato con il nuovo Amministratore del Distretto di Caia, entrato in carica da qualche settimana, al quale è stato spiegato cosa è stato fatto dal CAM in questi vent’anni e che si è dimostrato riconoscente e collaborativo.
L’evento più coinvolgente è stato sicuramente l’inaugurazione della Matchessa Mãe Lamukane, un edificio in cui vengono effettuati i test per l’HIV e servizi di consulenza in ambito sanitario. Nello stesso complesso è presente anche una cucina che offre un servizio di ristorazione per i numerosi passanti, attività che ha lo scopo di autofinanziare il progetto stesso che è stato seguito e gestito dall’Associazione Mbaticoyane. La soddisfazione di vedere un progetto così ben gestito è stata molta, considerando che la matchessa era da anni costituita da una semplice costruzione con tetto di paglia e ora è un vero e proprio centro pienamente funzionante. Questo recente intervento migliorativo è stato possibile grazie all’importante contributo della Regione Trentino-Alto Adige.
L’ultimo degli impegni a Caia è stata l’intitolazione dell’Escolinha Lar dos Sonhos a Francesca Lunelli che, insieme al marito, sostiene da anni questo progetto. Fino ad oggi le Escolinhas sono rimaste chiuse a causa del Covid-19 ma recentemente la direzione distrettuale ha effettuato un sopralluogo per valutare se esistono le condizioni di legge per poter riaprire. L’esito è stato positivo e a breve, anche se con numeri ridotti di bambini, le strutture potranno riprendere la loro attività.
da Consorzio Associazioni con il Mozambico - CAM | 28 Giu 2021 | Attività in Trentino
SCUP AL CAM! Selezioniamo tre giovani per due nuovi progetti di servizio civile in partenza a settembre presso la sede di Trento.
- Un/a giovane per il progetto “Avvicinamento al Ciclo di Progetto nella Cooperazione Internazionale – seconda edizione“ da svolgersi nell’ambito della Progettazione. Qui la versione integrale e di sintesi del Progetto.
- Due giovani per il progetto “Dal Trentino all’Africa: imparare facendo rete – seconda edizione” da svolgersi nell’ambito dell’amministrazione e rendicontazione di progetti e comunicazione in partnership con CUAMM Trentino. Qui la versione integrale e di sintesi del Progetto.
Sei interessato/a alla Cooperazione Internazionale e ti piacerebbe scoprire di più sul Mozambico? Con un’esperienza di servizio civile al CAM potrai farlo! Se hai tra i 18 e i 28 anni potrebbe essere l’occasione giusta per te!
Il progetto avrà inizio l’1 settembre e durerà 12 mesi. Durante il corso del progetto avrai l’opportunità di essere formato/a sui temi della cooperazione e del volontariato, sviluppare competenze variegate (comunicazione, amministrazione, progettazione e fundraising), entrare a far parte di una rete di associazioni più ampia e prepararti ad entrare nel mondo del lavoro!
L’impegno medio richiesto è di 30 ore settimanali, con un contribuito di € 600 mensili.
Hai tempo fino a domenica 18 luglio per inviarci la tua candidatura.
Prima di candidarti ufficialmente al progetto ti invitiamo ad inviare una mail con il curriculum all’indirizzo di posta elettronica cam@trentinomozambico.org oppure contattarci telefonicamente, in modo da ricevere orientamento ed eventuale supporto nei passaggi tecnici.
Inoltre ricordati di aderire allo SCUP tramite l’identità digitale SPID. Maggiori informazioni su come fare sono disponibili sulla pagina dedicata del Servizio Civile Universale Provinciale.
Ti invitiamo ad inoltrare questa informazione a tutte le persone che possono essere interessate!
Un anno fa, in questo periodo, iniziavo il mio periodo di servizio civile al CAM. Finita l’università, ho sentito il bisogno di “mettere le mani in pasta”, di concretizzare la mia voglia di mettermi in gioco nel mondo della cooperazione internazionale.
Ad un anno di distanza posso dire di aver intrapreso un percorso di crescita personale e sviluppo professionale in cui il CAM è stato uno dei miei migliori maestri e, tra gli alti e i bassi, uno dei miei maggiori alleati.
Sofia Rinaldi
Ufficio di Progettazione
“La mia esperienza di Servizio Civile con il CAM è stata soddisfacente perché ha risposto alle mie aspettative originarie di crescita e sviluppo personale. L’associazione mi ha permesso di svolgere il mio percorso nel migliore dei modi: lasciandomi sperimentare, agire e sbagliare in autonomia rimanendo tuttavia al mio fianco per qualsiasi tipo di supporto. E’ stata l’esperienza che cercavo: un contatto concreto con il mondo del lavoro.
Marika Sottile
Ufficio Comunicazione
Ho scelto il progetto “Dal Trentino all’Africa: imparare facendo rete” perchè mi piaceva molto l’idea di collaborare con due enti e scoprire l’Africa insieme a loro. Con CAM e CUAMM Trentino sto imparando tanto e non smetto di imparare cose nuove ogni giorno. Sono una persona che ama fare cose diverse e questo progetto mi sta permettendo di mettermi in gioco ed imparare cose che riguardano sia l’area amministrativa, ma anche quella della comunicazione.
Erlinda Sinani
Ufficio di Amministrazione e Comunicazione , CAM e CUAMM